Sono trascorsi due mesi dalla sentenza di assoluzione del dominicano Augusto Meran, l’assassino dei due poliziotti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, ritenuto “non imputabile” dalla Corte d’Assise di Trieste.

Meran si trova ancora presso il carcere di Verona, non essendoci in Italia una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), disponibile ad accoglierlo. La struttura, in base alla legge 81 del 2014, ha sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. Per il giovane, infatti, era stato indicato un vizio totale di mente e una condizione di delirio persecutorio tale da escludere totalmente la capacità di volere. “Meran è tuttora in carcere – dichiara il Procuratore Capo di Trieste – secondo la sentenza della Corte d’Assise di Trieste non ci dovrebbe stare, in quanto destinato ad una Rems, che però non si trova, con il rischio che potrebbe essere anche liberato”.

Abbiamo raggiunto al telefono Pasquale Rotta, il papà di Pierluigi, per una sua dichiarazione: “Mi sembra chiaro che la sentenza emessa sia di natura politica. Chi ci va rimettere siamo sempre noi persone per bene e i cittadini onesti che devono pagare le spese di enormi sbagli. I giudici della Corte d’Assise sapevano bene che non ci sono strutture idonee trattenere quell’assassino. Sono convinto che se al posto di Pierluigi, figlio di un poliziotto, si fosse trovato il figlio di un magistrato, la sentenza non sarebbe stata la stessa. Preferisco non ascoltare le dichiarazioni del Procuratore capo di Trieste, sarebbe più dignitoso il silenzio. La mia guerra continua e non mi fermerò finche non verrà emessa la sentenza giusta. Io di notte non dormo pensando a mio figlio Pierluigi: mi ricordo ogni parte del suo corpo, anche i nei che aveva sulle spalle e le cicatrici che io gli curavo da bambino quando cadeva; voi invece non dormite per il rimorso di quello che avete fatto e che vi portate sulla coscienza”.

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