Continua a scendere la curva dei contagi e, con essa, anche il numero dei morti per Covid 19. Sono state raggiunte percentuali altissime di vaccinati con prima dose (91%); con seconda dose l’89% e per la terza dose l’84%. Sono anche queste le motivazioni per le quali attendiamo con molto interesse la decisione del collegio del Tar del Lazio che, con decreto monocratico n. 919/2022, ha deciso di accogliere il ricorso di 26 dipendenti del Ministero della Difesa sospesi dal servizio e dallo stipendio per non aver assolto l’obbligo vaccinale.
Dopo la terza dose si ipotizza un richiamo annuale, ma è importante la buona notizia che arriva dall’AIFA, l’Agenzia per il farmaco, che ha concesso l’autorizzazione di una speciale combinazione di medicinali che sarebbe in grado di prevenire il Covid.
Lo scorso 28 gennaio il Ministero della Salute aveva concesso l’autorizzazione all’uso di emergenza per la combinazione di due anticorpi per la profilassi pre-esposizione a Covid in adulti e adolescenti, di età pari o superiore a 12 anni, con compromissione immunitaria, da moderata a grave, dovuta a una condizione medica o a farmaci immunosoppressivi e che potrebbero non sviluppare una risposta immunitaria adeguata alla vaccinazione anti Covid, e per le persone per le quali l’immunizzazione non è raccomandata. I destinatari non devono essere infetti o avere avuto una recente esposizione nota con una persona con infezione da Sars-CoV-2. La profilassi pre-esposizionea Covid è un’arma particolarmente importante per proteggere i più vulnerabili, come le persone affette da leucemia linfatica cronica, da immunodeficienze primitive o acquisite o quelle sottoposte a trattamenti immunosoppressivi come i trapiantati.
Lo speciale mix in grado di prevenire il Covid e approvato da AIFA è prodotto da AstraZeneca: si tratta di due anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione per prevenire il Covid nei pazienti fragili prima dell’esposizione al virus. Essi sono derivati da cellule B donate da pazienti convalescenti dopo il Sars-CoV-2, sono stati individuati dagli esperti del Vanderbilt University Medical Center negli Stati Uniti. La combinazione è stata ottimizzata utilizzando una tecnologia di AstraZeneca, che ne ha triplicato la durata d’azione rispetto ai monoclonali convenzionali.
I due anticorpi monoclonali si chiamano Tixagevimab e Cilgavimab: essi impediscono al virus di entrare nelle cellule del corpo e di causare l’infezione. Poiché i due anticorpi si attaccano a parti diverse della proteina, il loro utilizzo in combinazione può essere più efficace. “Un anticorpo monoclonale – spiega Giovanni Di Perri, direttore della Scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università di Torino e responsabile della Divisione universitaria di Malattie infettive all’Ospedale Amedeo di Savoia – è un tipo di proteina progettata per riconoscere e legarsi a una struttura specifica, chiamata antigene. La capacità di neutralizzazione della combinazione – sottolinea Di Perri – rientra nel range dei livelli di anticorpi neutralizzanti riscontrati in individui infettati da Covid-19 e guariti naturalmente. I dati dei tre studi indipendenti sono concordi nel dimostrare che la combinazione di questi due anticorpi a elevata concentrazione e caratterizzati da siti di legame diversi mantiene un’attività neutralizzante contro la variante Omicron a un livello tale da continuare a fornire benefici. Quest’arma può quindi integrare il percorso vaccinale dei più fragili”.
La combinazione di anticorpi mantiene l’efficacia nel neutralizzare le varianti finora note, inclusa Omicron, secondo i dati di tre studi indipendenti condotti dallo University College di Oxford (Regno Unito), dalla Washington University School of Medicine di St. Louis (Usa) e dalla Fda (Food and Drug Administration).
Si spera, a questo punto, che siano chiare le indicazioni per i medici di base in merito alla prescrizione per i loro pazienti fragili.
Fonte : Qui Finanza
COVID 19: autorizzato anche in Italia l’utilizzo degli anticorpi monoclonali
Approfondimento sulla procedura per il protocollo degli anticorpi monoclonali