A cura di Sergio Mantile
Il TGR Basilicata ha dato notizia del secondo sit-in che il giornalista Maurizio Bolognetti ha tenuto fuori alla sede RAI regionale, per chiedere pluralismo informativo sulla pandemia con il seguente annuncio: “Maurizio Bolognetti, Segretario dei Radicali lucani, davanti alla sede RAI di Basilicata, per chiedere, come è scritto in una lettera-appello, indirizzata ai vertici aziendali e firmata da oltre 700 persone, pluralismo informativo, anche per le voci dissonanti di tutta la comunità scientifica, in materia di pandemia, strategie sanitarie di contrasto e sui loro effetti. La lettera-appello è stata firmata, tra l’altro, da 32 medici, molti avvocati, docenti universitari e singoli cittadini. Bolognetti, che ha anche ricevuto una lettera del Presidente della Rai, Foa, come ha detto lui stesso, e che sta facendo da 33 giorni lo sciopero della fame, gli ultimi 5 di digiuno, solo con acqua, ha annunciato che interromperà il digiuno ma non lo sciopero della fame. Quello che mi colpisce a riguardo, nell’era della informazione globale, sono almeno due cose.
La prima: quanto e con quanta ostinazione e durezza – 34 giorni di azione non violenta con sciopero della fame e infine una lettera aperta! – debba lottare proprio un giornalista, per reclamare che almeno il servizio pubblico televisivo dia spazio alle voci dissonanti di tutta la comunità scientifica, in materia di pandemia, strategie sanitarie di contrasto e sui loro effetti. Quello che dovrebbe essere uno degli obiettivi fondamentali di un mezzo di comunicazione in democrazia. Come mai, se i telegiornali sono capaci di ospitare persino informazioni estremamente irrisorie, su questioni del tutto secondarie?
La seconda: accanto ad una informazione che diventa, giorno per giorno, sempre più univoca e monocorde, punitiva ed esclusiva nei confronti di pareri plurali e più o meno discordanti, espressi da studiosi ampiamente accreditati dalla comunità scientifica, cresce una corrispondente adesione sociale al conformismo e al rifiuto del pensiero critico, tipico dei regimi dittatoriali. Può mai essere un segnale positivo per la democrazia? Non è piuttosto un segnale vistoso dell’obsolescenza della democrazia, della quale però non si conoscono né i decisori, né i loro obiettivi?
La manifestazione si è svolta ieri e sono state consegnate nelle mani del caporedattore Rai, Oreste Lo Pomo, le firme raccolte in calce alla lettera-appello indirizzata ai vertici Rai. In una lunga nota, intitolata “Caporali di giornata e di regime maramaldeggiano sulle nostre vite, negando conoscenza e verità”, Bolognetti scrive: “A chi in queste ore, manifestandomi un dato di affetto, stima e amicizia, mi dice “smetti, smetti sei troppo magro”, provo a rispondere che a “dieta” ci hanno messo la democrazia e i nostri diritti e che voglio provare ancora a nutrire questa fame di verità, democrazia, diritti umani, libertà attraverso gli strumenti della lotta non violenta“. Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani, corrispondente di Radio Radicale (in sciopero della fame dalle ore 23.59 del 6 giugno) aggiunge: “Tale lotta si contrappone alla oggettiva violenza che stanno esercitando sui cittadini di questo nostro Paese da quasi un anno e mezzo. C’è di certo inganno e violenza quando si nega un diritto che è diritto umano; un diritto umano che è sinonimo di democrazia: il diritto alla conoscenza. Da mesi ci stanno abbrutendo solo con robuste dosi di paura e con una informazione ansiogena e a volte dai tratti terroristici. Narrazioni che narrano realtà inesistenti, manipolazioni, censure, rimozioni, scomuniche, purghe, linciaggi, verità rivelate e indiscutibili e una scienza di regime, che sembra essersi fatta dogma di fede con le sue vestali ad officiare riti a reti unificate. Inevitabilmente, in queste ore, viene in mente quel Bauman che scriveva: “Di sicuro la costante sensazione di allerta incide sull’idea di cittadinanza, nonché sui compiti ad essa legati, che finiscono per essere liquidati o rimodellati.
La paura è una risorsa molto invitante per sostituire la demagogia all’argomentazione e la politica autoritaria alla democrazia. E i richiami sempre più insistiti alla necessità di uno stato di eccezione vanno in questa direzione“. “A volte – prosegue Bolognetti – verrebbe da chiedersi se coloro che hanno gestito un dramma fattosi farsa non siano, per caso, in preda a degli stati di allucinazione e di certo continuo a chiedermi che fine abbia fatto il buonsenso e sì, diciamolo, anche il senso del ridicolo. L’ho detto e non mi stanco di ripeterlo: questa emergenza sanitaria, con il suo corollario di lutti e drammi, si è fatta emergenza democratica com’era prevedibile e, ahimè, previsto. Nulla di quanto è accaduto in questi mesi è stato oggetto di confronto e di dibattito e l’atmosfera è sempre più da “Credere, obbedire, combattere”. Tutte le voci di una scienza non allineata sono state spazzate via e randellate. Vorrei chiedermi e vorrei chiedere: quanti dei morti che abbiamo contato sono morti non a causa del Sarscov2, ma degli errori compiuti? Come dobbiamo interpretare dati forniti dall’Iss che fanno presumere che ci sia stata una sovrastima dei decessi attribuiti al Sarscov2? Perché in 18 mesi nulla è stato fatto per ridare dignità al Servizio Sanitario Nazionale, alla medicina del territorio? Perché hanno negato terapie dimostratesi efficaci e per giunta poco costose? Quanto ci è costata in termini di vite umane la “vigile attesa”? Vediamo giganteggiare, mentre la politica è assente e latitante, austere figure di colonnelli sanitari che ricordano gerarchi del ventennio. A fare da contraltare, ma rovescio di una stessa medaglia tutti gli altri che, invece, fanno venire in mente i membri del Politburo epoca Stalin. Complice l’emergenza sanitaria, ci stanno facendo inghiottire e digerire provvedimenti legislativi che hanno il sapore amaro del ricatto di stato. Agitando lo sfollagente dell’emergenza sanitaria, stanno spalancando porte che faremmo bene a tener chiuse a doppia mandata. Non si può discutere di patenti conflitti d’interesse e men che meno della scellerata idea di inoculare sieri autorizzati a condizioni, e quindi in carenza di dati sulla sicurezza e l’efficacia, a bambini e adolescenti che, dati alla mano, non corrono nessun rischio. Più che curare i corpi, sembra a volte che vogliano “curare” le nostre “menti”. Si, lo ammetto, il virus che più mi preoccupa, oggi più che mai, è quello dell’antidemocrazia che avanza e incombe. Il virus de “La Peste”, quella di Camus, che si diffonde indisturbato. In questo Paese, in cui da tempo la Costituzione scritta è stata sostituita dalla costituzione materiale, io che ho a cuore il sepolto art. 32 della Costituzione e una giustizia sociale che non c’è, dico agli amici e ai compagni, a chi ancora pensa e ha a cuore la libertà e la democrazia, che ci sono fiaccole che bisogna tenere accese. La mia è quella del “NON MOLLARE”, della non violenza che è stata di Ghandi, Capitini, Martin Luther King e Marco Pannella”.
Video del sit in presso la sede RAI di Potenza del 9 luglio 2020