di Antonio Giordano
Il Sars-Cov2, pur essendo un patogeno respiratorio, produce effetti negativi sulla memoria anche 8 mesi dopo la guarigione. Questi disturbi, noti come sintomi da Long Covid o sindrome post-covid, colpiscono anche il sistema nervoso, come rilevato da studi recenti effettuati su campioni di guariti, compresi gli asintomatici, e coloro che hanno contratto una forma lieve della malattia.
I ricercatori dell’Università di Oslo, in Norvegia, in una pubblicazione del luglio scorso, hanno riscontrato un sintomo riconducibile al Covid 19 che consiste in un sintomo che coinvolge la memoria e che può persistere per 8-9 mesi dall’infezione. Di recente ad Oxford, i ricercatori inglesi hanno scoperto che un guarito su dieci ha presentato nel “post covid” almeno un sintomo a carico del sistema nervoso e della memoria, da moderato a grave, e che ha impattato negativamente sulla vita lavorativa, familiare, affettiva, confermando di fatto gli studi precedenti, allargando il raggio d’azione del danno anche ad aree cerebrali che sperimentano una difficoltà cognitiva, includendo i problemi a carico della memoria, ma “estendendoli” ad una ridotta capacità di concentrazione e di velocità di elaborazione del concetto.
L’analisi, pubblicata da Jama Network Open, ha coinvolto 13mila persone di cui 651 con diagnosi di Covid-19 accertata, di queste il 41% ha riportato un significativo peggioramento della memoria e rispetto all’anno precedente all’infezione l’11% dei volontari ha segnalato problemi cognitivi, nel linguaggio e al sistema nervoso ed un complessivo affaticamento con deterioramento dello stato di salute complessivo nel periodo post infezione.
Raccolti campioni di sangue da 2.149 dipendenti del Danderyd Hospital, di cui il 19% aveva anticorpi da Sars-Cov2, lo studio Community, con l’intento diesaminare l’immunità dopo Covid 19, ha infatti rilevato i medesimi disturbi cognitivi dei precedenti studi di Oslo, tramite il prelievo ematico e attraverso la compilazione di un questionario, cui sono stati sottoposti i volontari. Tutti i guariti hanno lamentato disturbi della concentrazione e della memoria, nel periodo successivo e nei successivi 8/9 mesi dall’infezione.
In Maggio avrà luogo un ulteriore follow up, cercando di analizzare campioni di persone “vaccinate” e guarite da Covid 19, per valutare se il vaccino li ha favoriti nel limitare gli effetti negativi causati dalla sindrome Long Covid, riguardanti l’affaticamento, i problemi cardiaci, con frequenti aritmie ed extrasistole, i possibili danni polmonari residui e soprattutto dai disturbi cognitivi e della memoria. Obiettivo degli studi futuri sarà un “esame dettagliato” dei danni alla memoria, e del tipo specifico di danno, se a carico della memoria sensoriale o della memoria a breve e lungo termine.
Dopo l’ esito negativo del tampone molecolare o antigenico, bisogna quindi aspettarsi di avere a che fare con insonnia, mal di testa, “nebbia” mentale, difficoltà a reperire la parola in un discorso quotidiano, e a ritrovare la forma fisica e mentale.
Di questi giorni è poi una ulteriore ricerca londinese del King’s College London pubblicata su Lancet Infectious Disease che segnala che la vaccinazione con doppia dose “dimezzi” il rischio di incorrere nei sintomi da long covid. Tali disturbi legati alla variante Omicron in soggetti vaccinati, in ogni caso, tendono a scomparire nell’arco temporale di 6 mesi.
Conoscere tali malesseri ci ha portati a non sottovalutarne la portata scientifica e l’impatto nella vita di tutti i giorni, considerando il virus Sars-Cov 2, un “nemico invisibile” non soltanto dal punto di vista dell’aggressività al sistema respiratorio, ma anche dal punto di vista neurologico e psicologico, dati i sintomi riscontrati nel long covid e i frequenti “stati d’ansia”, derivanti dall’insorgere di problematiche a carico del sistema nervoso immediatamente dopo aver pensato di aver chiuso finalmente la partita con un tampone negativo.
Fonte: La Voce di NY – rubrica Terra Medica