Gli adolescenti di oggi spesso incontrano difficoltà a controllare le emozioni, in un mondo che si è spinto sempre di più al digitale. Ma è uno sforzo che andrebbe fatto per renderli cittadini consapevoli, già nativi digitali. Questi mesi di pandemia sono stati terribili per tutti, ma certamente i minori sono stati i più penalizzati. Esiste un criterio da suggerire ai genitori per rendere meno pesante l’invasione del digitale nella vita dei loro ragazzi costretti a mediare tutto, dalla scuola al divertimento alle amicizie, attraverso le tecnologie informatiche? Ripartire dai ragazzi vuol dire che gli adulti devono ascoltarli e accompagnarli in un percorso di riscoperta della vita sociale, aiutarli a riprendere il controllo della loro quotidianità, oltre i social. E questo accompagnamento va nutrito di empatia e di emozioni condivise. In breve, i genitori devono fare i genitori, non lasciare semplicemente che i ragazzi riprendano in modo confuso gli svaghi allo stesso modo di prima. Nello sforzo per ripensare insieme un nuovo futuro, la famiglia, importante microcosmo, deve diventare un punto di riflessione, con una grande attenzione alle menti dei ragazzi e alle conseguenze provocate dal Covid. Oggi i piccoli sono sensibilissimi e confusi, non possiamo lasciarli soli.
Pensando alla prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, piaghe di questo tempo, qual è la strategia più opportuna per scongiurare il fenomeno? Accompagnare i ragazzi o educare genitori e insegnanti? Dobbiamo regalare ai ragazzi il senso della dignità e del rispetto per se stessi e per l’altro. Dobbiamo lavorare in una logica di socialità esterna che comprenda se stessi, la famiglia e gli altri. Oggi sicuramente per i ragazzi è molto difficile controllare le emozioni, in un mondo che si è dilatato dal reale al digitale. Spesso i minori sono inconsapevoli che parole e immagini lanciate nella rete possono causare gravi ferite. Non dobbiamo stancarci di spiegare loro che un piccolo problema nella vita reale viene amplificato nel digitale e, soprattutto, rimane per sempre. I ragazzi sono già a pieno diritto “cittadini digitali” e vanno accompagnati a comprendere il senso di una più consapevole “cittadinanza nella rete”. In questi mesi tanti bambini e tanti adolescenti hanno sperimentato la sofferenza della perdita di un nonno, di uno zio, di un familiare. Quale dovrebbe essere l’approccio corretto per accompagnare un minore all’elaborazione del lutto? Nella società di oggi abbiamo cercato di rimuovere il lutto, non se ne parla mai. Il lutto è certamente un fatto personale ma, soprattutto quando sono coinvolti i ragazzi, vanno trovate le modalità per condividere e comprendere questa sofferenza. Quello che è successo in questi mesi, soprattutto in alcune città del Nord, è stata una ferita collettiva molto seria, da non sottovalutare. È importante parlare ai ragazzi anche di questi aspetti, aiutarli ad approfondire i valori, il senso della vita. E allora, di fronte a un defunto in famiglia, spieghiamo loro quanto sia importante dare senso a una vita che si chiude sì, ma in continuità di rapporto con chi se n’è andato. In questi anni si sono moltiplicati molti studi e ricerche per aiutare i minori a prevenire problemi e abusi. Qual è allora un consiglio utile per costruire la consapevolezza dei minori su questi drammi? I ragazzi sono sempre più consapevoli dei loro diritti e della necessità di avere un ruolo attivo responsabile. Ma vanno ascoltati e aiutati a sviluppare il giusto rispetto per l’altro. Dove non c’è rispetto per l’altro non c’è neppure rispetto per se stessi. Dobbiamo cominciare dai bambini della scuola primaria a ricostruire una comunità davvero educante. Ascoltarli e seguirli vuol dire renderli protagonisti del loro futuro. Vuol dire aiutarli a costruire una identità seria, responsabile e non vacillante. Migliorare le loro vite in crescita significa conseguentemente rendere migliore la vita di tutti.
Mondo giovani – a cura di Ennio Silvano Varchetta – Non solo social
I giovani che perdono di vista la realtà