Allo scopo di arricchire il dibattito sugli strumenti legislativi utilizzati dal Governo durante la pandemia, prendendo le distanze da qualsivoglia orientamento politico alla base delle azioni giudiziarie, ma al solo scopo di offrire uno strumento di informazione completo ai lettori, si riportano le posizioni di alcuni giuristi ed avvocati italiani. Le accuse mosse all’indirizzo di Giuseppe Conte, che fin dall’inizio del suo mandato è stato considerato da molti l’avvocato del popolo, sono diverse: l’avvocato Edoardo Polacco ha guidato una class action per tutelare “il diritto al lavoro, al movimento, all’istruzione…”. Il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, ha sottolineato che “un atto amministrativo, che viene preso dal Presidente del Consiglio dei Ministri, da solo, (….], che non passa dal Presidente della Repubblica per la promulgazione, che non passa per il Consiglio dei Ministri, è contro la Costituzione“. Il penalista Carlo Taormina, invece, ha sporto denuncia alla Procura di Roma per “strage colposa di Stato”. Le indagini, in questo caso, dovrebbero essere indirizzate verso l’accertamento di “condotte omissive messe in atto dai nostri governanti, dalle quali sarebbero derivate migliaia di morti”.
L’avv. Marco Mori di Genova è uno degli avvocati che ha predisposto sul suo sito internet un modello di denuncia – querela da depositarsi presso le Procure della Repubblica di tutta Italia. Nell’atto il querelante chiede che “il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e gli altri Ministri di questo Governo, siano puniti per i reati indicati o per quelli meglio visti e ritenuti, tra cui in subordine anche l’abuso d’ufficio con riferimento alla violazione palese e volontaria del precetto dell’art. 13 Cost., che certamente impone una specifica regola di condotta allorquando si incida sulla libertà personale” e “altresì l’emissione dei provvedimenti cautelari meglio visti e ritenuti per restituire la libertà personale ai cittadini senza ulteriori ritardi“.
“L’art. 13 della Costituzione, che è relativo alla libertà personale, è un diritto incomprimibile – dichiara l’avv. Mori – e, dunque, “si è scelta la forma dei DPCM solamente per rendere oggettivamente più difficile l’esercizio del diritto di difesa per i cittadini.”
L’iniziativa nasce dopo il consolidarsi di un recente orientamento giurisprudenziale, in virtù della pronuncia del Giudice di Pace di Frosinone (sentenza n. 516/2020) e del Tribunale di Roma (ordinanza recante R.G. n.45986/2020). Tali pronunce hanno ribadito che “la legislazione di emergenza utilizzata dal Governo Conte è illegittima, sia dal punto di visto formale che sostanziale”. Il reato che emergerebbe è quello di usurpazione di potere politico: lo strumento che il Governo avrebbe dovuto utilizzare è il DECRETO LEGGE (l’art. 77 della Costituzione concede al Governo tale strumento per disciplinare situazioni di “necessità ed urgenza”) oppure il DECRETO LEGISLATIVO (atto emanato dal Governo sulla base di una Legge Delega del Parlamento sempre in situazioni di necessità ed urgenza).
Pertanto, l’art. 287 c.p. punisce “chiunque usurpi un potere politico, ovvero persista nell’esercitarlo indebitamente” e l’art. 605 c.p. punisce “chiunque privi taluno della libertà personale”.
“Il deposito delle denunce dovrà essere fatto personalmente. – dichiara l’avv. Mori sul suo sito internet. – L’elezione del domicilio nel mio studio, è legato al fatto che io possa tenere direttamente monitorate le eventuali richieste di archiviazione”.