Antimo Vallozzi: l’ultimo maestro d’ascia di Pozzuoli

Ho trascorso una piacevole mezz’ora con l’ultimo maestro d’ascia che abbiamo a Pozzuoli, Antimo Vallozzi, 84 anni, che ha vissuto una vita all’ombra del Rione Terra con altri 5 fratelli. Ho ricevuto in dono la sua bellissima testimonianza e ho potuto acquisire la sua disponibilità a riprendere gli incontri con i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado. Antimo prende il pullman alle 7.10 da Toiano e, al massimo, alle 11.30 chiude il laboratorio e ritorna a casa, anche perché con il sole e con la pioggia non ha più la protezione della tettoia. Ho potuto cogliere la sua amarezza per l’incidente doloso di qualche anno fa, nel 2016, quando gli bruciarono un tronco di pino di 7 metri, usato per 60 anni per costruire le chiglie delle barche. Mi ha spiegato l’importanza dell’argano, un pezzo storico arrugginito che si trova fuori, che veniva utilizzato per tirare le barche dal valione, ormai senza acqua per il fenomeno del bradisismoCon orgoglio e soddisfazione ha scoperto una barca in miniatura da lui costruita e mi ha raccontato della visita nel suo laboratorio dell’Ammiraglio, in occasione di una festa di Santa Barbara, mostrandomi la foto. In quella occasione gli fu chiesto di esibire i disegni ed il maestro Antimo rispose che era tutto registrato nella testa, che non avevano alcun progetto da seguire, spiegandogli praticamente da dove si partiva per poter poi costruire la base della barca. L’Ammiraglio gli manifestò sorpresa ed ammirazione.


Non sono mancate le sue considerazioni, non prive di delusioni, con il classico dialetto puteolano che adoro, nei confronti delle rappresentanze istituzionali, sottolineando che la sua volontà resta sempre quella di  voler formalizzare  e sottoscrivere un impegno con i rappresentanti istituzionali per la destinazione di quel laboratorio, che una volta sistemato, come da tutti promesso, dovrà restare un museo da visitare e di non trasformarlo in un eventuale chalet per finalità meramente speculative. Inoltre, ha sottolineato che i lavori della darsena non sono stati completati e che gli farebbe piacere se il Parroco, Don Tonino Russo, continuasse a celebrare la Messa nella Chiesa dell’Assunta, che si trova di fronte al laboratorio e che fu costruita con i soldi dei pescatori puteolani. Gli ho augurato di vivere tanti anni ancora perché rappresenta una preziosa risorsa per la nostra città. Mi ha risposto che non dipende da lui, ma da  quello che è scritto da qualche parte. Per non disperdere questa memoria di attività artigianale della nostra città, le scuole dovrebbero formalizzare in rete una richiesta di adozione dello storico laboratorio che da oltre un secolo si è dedicato alla costruzione di barche in legno in quanto, come mi ha riferito il maestro Antimo, sono molto più stabili rispetto a quelle di resina. Ho manifestato al maestro Vallozzi la solidarietà delle nostre Associazioni, con l’impegno di organizzare visite guidate oppure incontri presso le scuole perché possa testimoniare  la sua bellissima esperienza. Mi ha riferito che durante le visite delle scuole gli alunni delle elementari dimostravano maggiori curiosità  con tante domande, rispetto a quelli delle superiori. Verso le 9 è arrivato il barbiere per il taglio dei capelli al maestro Vallozzi e ci siamo salutati con un affettuoso arrivederci.

Con Antonio Isabettini stiamo ipotizzando di organizzare un incontro per coinvolgere i cittadini a sostenere il progetto della valorizzazione della storica bottega artigianale della famiglia Vallozzi.

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