Terremoti: ecco cosa si fa in Giappone per la prevenzione

Migliorare e collaborare - di Manolo Sardi - dottore in Scienze Geologiche all’Università Federico II di Napoli - presso il Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia

Il Giappone sorge nel bel mezzo di quello che viene chiamato “Anello di Fuoco del Pacifico”, un’area di incontro tra placche tettoniche che si estende per circa 40.000 km e che è la causa del 90% di tutti i terremoti e le eruzioni vulcaniche nel mondo. Il suo percorso parte dalla Nuova Zelanda fino alla nota faglia di Sant’Andrea proseguendo per la costa cilena e peruviana. Passa per il Giappone, rendendolo un paese ad alto rischio sismico.

In Giappone la popolazione ha imparato a vivere facendo della prevenzione una cultura di vita quotidiana. L’equilibrio è fra emergenza e razionalità: esiste una vera e stretta collaborazione tra enti pubblici, enti privati e popolazione. (Quest’ultima fondamentale nella propaganda informativa semplice e veloce).

In Italia si tende ad associare l’intensità e la gravità di un terremoto basandosi sulla sua magnitudo, che indica la potenza dell’energia in TNT sprigionata all’epicentro, misurata attraverso la scala Richter. Solo raramente si tende a fare riferimento alla scala Mercalli, che comunque ritengo importante, dove valuta l’intensità di un terremoto osservando gli effetti e i danni reali che esso produce su persone, cose e manufatti. In Giappone, al contrario, si tende a dare più importanza agli effetti che il sisma provoca sulla popolazione e sulle abitazioni piuttosto che alla reale potenza ed energia sprigionata all’epicentro: è inutile creare allarmismo per un terremoto di bassa potenza che, non produce alcun danno ai centri abitati.

La scala utilizzata è quella dello “shindo”, ovvero l’intensità dell’oscillazione che il sisma provoca sulla superficie terrestre e i relativi effetti su tutto ciò che colpisce. La scala dello shindo è divisa in gradi di intensità da 0 a 7, che vanno da una scossa i cui effetti sono impercettibili all’uomo, registrata solo dai sismografi, ad un grado 7, la massima distruttività registrata fino ad oggi.

Faccio alcuni esempi di eventi significativi verificati in Giappone negli ultimi anni:

– Terremoto di Fukushima del 2011 magnitudo 9.1 shindo 7

– Terremoto di Kobe del 1995, magnitudo 6.9, shindo 7.

– Terremoto de Kantō del 1923 magnitudo 7.9 shindo 7

Vivere in Giappone

Per ridurre i danni al minimo è importante che tutti i cittadini giapponesi cooperino e siano all’erta e consapevoli dell’esistenza dei disastri naturali e che siano preparati ed attivarsi per agire con calma e lucidità in qualunque situazionePartendo da piccoli centri abitati, dove con riunioni in materia di sicurezza sono regolari e costanti, fino ad arrivare alle grandi città, con pubblicità sui social, azioni di prevenzione in tutte le scuole e tanto altro, preparando tutti ad un’eventuale situazione di emergenza.

A tale scopo, il territorio nazionale giapponese è gremito di Centri di Prevenzione Disastri, con strutture gestite da professionisti in ambito di sopravvivenza, primo soccorso e antincendio. Queste strutture sono aperte al pubblico e offrono a titolo gratuito, dei tour guidati mirati a far conoscere le le nuove tecnologie per fronteggiare i disastri mostrando equipaggiamenti e attrezzature, inoltre c’è la possibilità di prendere parte a delle simulazioni ed essere formati su come affrontarle al meglio nella vita reale.

Emergenza e razionalità

Per un visitatore proveniente da un territorio poco soggetto a calamità naturali, i percorsi che centri di questo tipo offrono, se pur in modo artificiale e costruito meccanicamente, la sensazione di un evento che probabilmente non vivrà mai nella sua vita. Per chi proviene da un territorio ad alto rischio, fanno degli addestramenti alla popolazione con la prassi da seguire durante e dopo gli eventi per non essere mai colti impreparati. Per tutti ci sono vari tipi di simulatori, tra quelli più visitati c’è il simulatore di terremoti che offre la possibilità di rivivere, scegliendone l’intensità, un lieve terremoto, oppure di provare sulla propria pelle l’intensità, la durata e la tipologia di oscillazione che hanno caratterizzato i terremoti più forti dell’ultimo secolo. Naturalmente un’esperienza del genere non è equiparabile ad una situazione di reale emergenza, ma serve al cittadino a familiarizzare con un fenomeno che può colpire in modo assiduo il territorio.

Ritengo che seguire l’esperienza di un modello di prevenzione come quello Giapponese e applicarlo ad un bellissimo posto come Pozzuoli è come …, fare del proprio territorio… una ricchezza!

In Italia abbiamo eccellenze come l’INGV che a Napoli si estende con l’Osservatorio Vesuviano e la Protezione Civile. Viene fatto tanto ma per essere costanti come nel modello Giapponese, lo Stato dovrebbe fare stabili investimenti, facendo rafforzare la loro presenza sul territorio, aumentando gli incontri con la popolazione e ancor più nelle scuole.

Tra i tanti esperti del nostro territorio vorrei annotare la battaglia quotidiana applicata da più di trent’anni del Prof. Giuseppe Luongo che dona sua grande esperienza alla popolazione flegrea in incontri di divulgazione scientifica.

Concludo precisando che solo l’esperienza e la sperimentazione aiuta in modo sicuro la popolazione nel riconoscere la tipologia dell’evento.

Estratto dal sito vadoingiappone.it

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