In Olanda è stata isolata la nuova variante del virus Hiv. Lo studio è stato pubblicato in questi giorni da Science. I ricercatori dell’Università di Oxford hanno scoperto che si tratta di una mutazione altamente virulenta. La nuova variante fa parte di un sottotipo B del virus Hiv ed è più infettiva poiché la carica virale passa dai 3,5 a 5,5 ed è causa del declino dei globuli bianchi ad una velocità “due volte superiore” all’infezione da Hiv che eravamo abituati a trattare e conoscere.
Tuttavia, sebbene più aggressiva, risponde adeguatamente ai farmaci antiretrovirali già in uso. E’ stata isolata in 109 pazienti sieropositivi che hanno mostrato di rispondere bene alle terapie. I ricercatori hanno osservato che il virus Hiv muta, al pari del virus Sars-Cov2 e degli altri virus, ed ha la capacità di adattarsi ai farmaci e diventare anche resistente agli stessi.
All’Università di Oxford ai pazienti oggetto del monitoraggio sono stati sequenziati i genomi virali, dal momento che questi pazienti sieropositivi mostravano di ammalarsi più velocemente di Hiv rispetto ad altri anch’essi sieropositivi, la cui positività era gestita senza complicazioni e non sfociava nella malattia.
La nuova variante VB, è la prova che non sempre un virus arriva a depotenziarsi e che, quindi, dovrebbe essere sempre tenuto sotto controllo, in modo da intervenire ed isolare mutazioni “più cattive”. La VB, variante del sottotipo B della famiglia dei ceppi Hiv, presenta ben 250 cambiamenti di amminoacidi e circa 500 cambiamenti di nucleotidi. Chris Wymant, autore dello studio, insieme al team di Oxford, non si spiega e “non conosce” il motivo della maggiore virulenza, poiché afferma: “queste mutazioni si sono verificate tutte insieme”. Occorreranno altre ricerche per capire l’impatto che avrà questa nuova variante e come si comporterà nel tempo. Ciò che sappiamo è che si è diffusa rapidamente in Olanda e Belgio, anche se si ipotizzano circoli da almeno 10 anni nei Paesi Bassi.
I sintomi sono gli stessi del virus Hiv che già era noto, aumentano le concentrazioni di quest’ultimo nel sangue umano, provocando una maggiore possibilità di sviluppare l’Aids. Il sistema immunitario viene attaccato più rapidamente, di conseguenza è necessario una “ diagnosi precoce”, effettuare i test all’insorgere dei primi sospetti per cominciare da subito una terapia farmacologica ed attaccare il virus. Grazie ai farmaci, infatti, si è allungata l’aspettativa di vita dei malati e dei sieropositivi e, tenendo sotto controllo l’abbattimento progressivo delle difese, si garantisce loro una buona sopravvivenza.
Fonte: La Voce di New York