Terra ballerina quella dei CAMPI FLEGREI. I Puteolani e i residenti dei comuni limitrofi si sono “abituati” a convivere con il fenomeno che, se restasse su questo livello di reattività, non dovrebbe destare grosse preoccupazioni. Secondo i dati dell’Ingv negli ultimi dieci anni il suolo flegreo si è sollevato di 84 centimetri. Il fenomeno è particolarmente visibile in alcune aree del centro storico, in particolarmente ai piedi del Rione Terra, nella zona definita dai Puteolani “O’ Valion“. Un tempo esso era l’approdo delle barche, oggi il suolo ha quasi del tutto prosciugato il mare.
Un nuovo evento sismico legato ai fenomeni del bradisismo flegreo è stato registrato questa mattina all’alba a Pozzuoli e nei Campi Flegrei. Una scossa di magnitudo 1.4 della scala Ritcher alle ore 5,48 a profondità 2670 metri con epicentro nei pressi del vulcano Solfatara e precisamente nell’area del parco urbano di via Vecchia delle Vigne, è stata avvertita dai residenti della zona.
lo scorso 28 gennaio, un articolo del Corriere del Mezzogiorno aveva destato serie preoccupazioni nella popolazione (Clicca qui per leggerlo). A tale articolo il vulcanologo Giuseppe Luongo risponde con tale dichiarazione: “Penso all’articolo odierno sul Bradisismo apparso sul Corriere del Mezzogiorno a firma di Roberto Russo. Nell’articolo si richiama l’attenzione all’attività sismica recente e alle comunicazioni del Sindaco di Pozzuoli alla cittadinanza per sensibilizzare i cittadini sulle problematiche del rischio vulcanico e su come affrontare un’eventuale emergenza secondo le disposizioni previste nei pieghevoli della Protezione civile comunale distribuiti in questi giorni in città. Nell’articolo compare lo “spauracchio” del raggiungimento della quota del suolo ai livelli del 1984. Mancano 4cm ricorda l’articolo. Ma poi cosa accadrà non è detto. Il rischio di un’eruzione nei Campi Flegrei non può essere esclusa, ma questa affermazione si potrebbe definire una soluzione banale in quanto il vulcano è attivo e potrà in futuro eruttare, ma l’incognita è il quando. Il tempo dell’accadimento è fondamentale perché condiziona le scelte di chi vive, opera e investe nell’area. Bisognerà che le autorità tranquillizzino la comunità per la loro incolumità e per il ristoro di almeno parte delle risorse economiche che potrebbero andare perse in un evento disastroso. Occorrono norme e leggi chiare per chi vive in aree dichiarate a rischio, se non si vuole la desertificazione quando il livello di rischio cresce. Il quadro si fa più allarmante quando nell’articolo si richiama alla memoria uno studio di valenti ricercatori dell’INGV e dell’University College di Londra apparso sulla famosa rivista Nature nel maggio 2017 dal titolo accattivante in quanto preoccupante ‘Progressive approach to eruption at Campi Flegrei caldera in Southern Italy’. Il lavoro fu presentato in un incontro alla Federico II durante il quale espressi dubbi sulla attendibilità dello stato del progressivo approccio dei Campi Flegrei all’eruzione in tempi ragionevolmente brevi misurati anche in anni. Oggi, a cinque anni dalla pubblicazione, possiamo ritenere che l’ipotesi riportata nel lavoro di Nature sia stato almeno troppo precoce e richiamarlo senza un commento degli esperti che illustri la causa che avrebbe allontanato il tempo della possibile eruzione, potrebbe determinare una perdita di credibilità nell’efficacia del sistema di monitoraggio dell’area, in quanti seguono l’evoluzione del fenomeno”.
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