Inquinamento ambientale ed epidemia oncologica: BASTA!

Nonostante deposizioni di pentiti e di indagini della magistratura, non si procede alle bonifiche e si continua a morire non solamente di Covid, ma soprattutto di cancroPer i disastri provocati dai cambiamenti climatici negli Stati Uniti ed in altre parti del mondo dovremmo giungere alla conclusione che non servono i tanti decantati vertici tra i potenti del mondo se poi non si assumono iniziative concrete.

Ritorniamo su alcune tematiche perché abbiamo fatto innumerevoli iniziative, manifestazioni ed incontri con i rappresentanti istituzionali ai vari livelli, denunce alla Magistratura, ma i risultati sono sempre più insoddisfacenti, per cui dovremo ipotizzare per il futuro nuove iniziative che possano finalmente scuotere le coscienze dei nostri governanti, senza escludere forme di disobbedienza civile e di autoriduzione di quelle imposte, che in questo Paese pagano solamente lavoratori, pensionati e cittadini onesti, mentre si registrano somme di evasione e di elusione che sono diventate ormai inaccettabili, per cui non è più di moda lo slogan “pagare tutti per pagare meno”.

Abbiamo sempre creduto nelle istituzioni, nel dialogo e nelle regole della democrazia, ma sulle tematiche dell’ambiente abbiamo riscontrato particolare insensibilità d addirittura collusione, per cui adesso dobbiamo essere duri ed inflessibili  in quanto si tratta di tutelare la salute, bene primario.

Ci possono essere giustificazioni per essere stati travolti lo scorso anno dal ciclone Covid, ma bisogna anche sottolineare che siamo stati totalmente impreparati in quanto non esisteva un piano pandemico aggiornato, ci sono stati tagli significativi di personale e posti-letto nella sanità, con una medicina territoriale totalmente inefficiente, con mancati investimenti nella scuola e nei trasporti, per cui ancora oggi si corre il rischio di dover ricorrere alla dad, i cui risultati sono stati disastrosi per i ragazzi e per gli stessi insegnanti. Non diventa di secondaria importanza ciò che hanno sostenuto diversi scienziati, tra cui il prof. Antonio Giordano, oncologo di fama internazionale, che il virus ha avuto una maggiore diffusione nelle zone con un alto tasso di  inquinamento. Anche qui tanti bla bla bla, ma non ci sono stati incisive iniziative, nonostante il nostro Paese venga periodicamente sanzionato dalla Comunità Europea per il disinquinamento e per le bonifiche delle discariche e nonostante le forti mobilitazioni del movimento “Stop al biocidio – Fiume in piena”, tra cui quella imponente del 16 novembre 2013 a Napoli, con oltre 100.000 partecipanti. E’ pur vero che si ottenne l’approvazione di due importanti leggi, la n. 6/2014 per la terra dei fuochi e la n. 68/2015 per gli ecoreati, ma non si sono concretizzati risultati significativi.

Le Associazioni del comprensorio flegreo-giuglianese si sono impegnate particolarmente sugli scarichi a mare a Licola e Via Napoli, sulla bonifica dell’area vasta di Giugliano e delle 5 discariche di Via Provinciale Pianura. Grazie ad un emendamento presentato dalla sen. Mariolina Castellone a settembre 2020, in sede di conversione del decreto legge sulle semplificazioni, l’area vasta di Giugliano da sir (sito di interesse regionale)  divenne sin (sito di interesse nazionale) e fu delegato il Ministro dell’Ambiente ad emanare il decreto per la perimetrazione. Durante la campagna elettorale per le regionali, il Ministro Sergio Costa, con somma soddisfazione per aver mantenuto l’impegno, diede questa informazione. Dopo qualche mese fu sostituito con il Ministro Cingolani e ad oggi tale decreto non è stato ancora firmato, per cui il Generale Vadalà, nominato commissario per le bonifiche, non può procedere con il risanamento dell’area.

La zona flegrea è interessata al decreto di perimetrazione in quanto lo stesso Ministro Costa assunse l’altro impegno che avrebbe fatto rientrare anche le 5 discariche di Via Provinciale Pianura, riempite di rifiuti tossici, il cui percolato ha  già raggiunto le falde acquifere. Su questi ritardi si registra il gioco a scaricabarile tra Ministero della transizione ecologica e la Regione Campania, ma le responsabilità restano comunque  in capo al Ministro, invitato a dimettersi anche per alcune scelte non condivisibili sulla transizione ecologica.

Va denunciato che sin dagli anni ‘90 tutti erano informati sui traffici illeciti dei rifiuti. Basta far riferimento alle dichiarazioni che Carmine Schiavone, pentito della camorra, rilasciò il 7 ottobre 1997 alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, presieduta da Massimo Scalia. In quella occasione Schiavone depositò l’elenco di circa 100 camion, con targhe e proprietari, che erano impegnati a trasportare, con regolare autorizzazione, i rifiuti  dal centro-nord in Campania ed al sud.

La deposizione del defunto Carmine Schiavone è rimasta secretata per circa 20 anni, con la motivazione che erano in corso indagini della Magistratura. Sarà pur vero, ma oltre alle responsabilità dei camorristi non sono emerse quelle dei politici. Tutti sapevano, ma niente è stato fatto. In varie interviste Schiavone ha sempre dichiarato che senza la collusione di sindaci, che facevano eleggere con il loro appoggio, e senza il silenzio di altri rappresentanti dello Stato, non avrebbero potuto realizzare un volume di affari di tale portata, che hanno provocato disastro ambientale ed epidemia oncologica.

Durante questi due anni di pandemia tante notizie sui morti e sui ricoverati per Covid;  si dedica giustamente massima attenzione alla campagna vaccinale, infinite polemiche con i no-vax e con i no-green pass, ma sono stati totalmente trascurati i malati di cancro e di altre gravi patologie. Si spera che per onorare la loro memoria e per ottenere un po’ di giustizia provveda la Magistratura, dal momento che nelle stesse piattaforme delle organizzazioni sindacali per la proclamazione di scioperi e manifestazioni queste tematiche non trovano priorità assoluta, sebbene riguardino salute e sicurezza dei lavoratori.

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