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Storia di ostruzionismi e censure: il disegno di legge ZAN

Dopo le polemiche, la calendarizzazione in Commissione Giustizia al Senato.

Il disegno di legge Zan, approvato a larga maggioranza alla Camera dei Deputati nel novembre del 2020, disciplina alcuni aspetti già esistenti della normativa contro discriminazioni e violenze in genere (legge Mancino), riferendosi nello specifico all’orientamento sessuale, al genere, all’identità di genere e alla disabilità.  Esso è stato ostacolato fin dai primi momenti della sua presentazione presso la Commissione Giustizia del Senato, dove si è arenato da tempo. L’ostruzionismo è esercitato della destra, della conferenza dei vescovi cattolici italiani (CEI), e da alcuni altri movimenti cattolici e femministi integralisti. Il DDL è composto da dieci articoli. Il primo, in particolarespiega che cosa si intende per sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, tutti termini ed espressioni che sono già utilizzati nel nostro ordinamento. Il DDL interviene su due articoli del codice penale e amplia la cosiddetta legge Mancino inserendo accanto alle discriminazioni per razza, etnia e religione (già contemplate) anche le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Prevede poi una serie di azioni per prevenirle. Gli ostruzionisti ritengono che queste ipotesi possano rientrare in aggravanti di reati già contemplati dal nostro ordinamento. Ma nel nostro ordinamento giuridico non esiste una specifica aggravante per i casi di cui si occupa il ddl Zan. Il codice penale, così com’è, non si occupa di condotte motivate da omotransfobia perché l’aggravante in questione consiste nell’avere agito “per motivi abietti o futili”. I motivi che stanno alla base dell’omotransfobia, invece, nascono da un odio puntuale, orientato e sostenuto da un certo pensiero: non colpiscono una persona per ciò che fa, ma per ciò che è, esattamente come il razzismo. Per questo il ddl Zan chiede una reazione rafforzata dello stato verso questo tipo di crimini, esattamente come avviene in altri paesi d’Europa.

Gli articoli finali del ddl Zan riguardano l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia «al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contra­stare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità so­ciale sanciti dalla Costituzione». Si dice che le scuole provvederanno alle attività di prevenzione e contrasto e che l’ISTAT dovrà fare delle indagini con cadenza almeno triennale su questo tipo di discriminazioni e violenze «al fine di verificare l’applicazione della riforma e implementare le politiche di contrasto».

Bisogna spiegare anche ai bambini cos’è un DDL e perché quello di cui si parla in questi giorni, si chiami ZAN. I programmi ministeriali prevedono l’insegnamento dell’educazione civica in maniera trasversale nelle scuole di ogni ordine e grado. Eppure pochi ragazzi, anche alle superiori, sono pronti per votare. Anche non entrando nei particolari, ma parlando dei contenuti del Disegno di Legge e lasciando la libertà a ciascun allievo di approfondire, la questione fondamentale di cui discutere è, a mio parere, che un disegno di legge “X” si sia bloccato nell’iter legislativo e che l’antidemocrazia e la censura di un organo democratico, qual è il Senato della Repubblica, abbiano tentato di recidere una porzione di popolazione italiana che, invece, gode degli stessi diritti civili. Dopo la discussa denuncia del cantante Fedez e le polemiche che ne sono derivate, la discussione al Senato è stata finalmente calendarizzata. Sulla calendarizzazione per la discussione in Commissione Giustizia, 13 voti a favore e ben 11 contrari. L’ostruzionismo continua… “Chi vivrà vedrà…”

 

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