Con la cultura si può. Perfino durante la pandemia. Al contrario di quanto sostenuto da molti, anche nelle periferie della città si potrebbe fare di più. A Napoli sembra proprio questo il dato certo. È quello della cultura il settore che potrebbe diventare trainante in città e nei suoi territori periferici. Naturalmente non parliamo della cultura intesa come ricerca e speculazione intellettuale pura, ma di quell’ampio spettro che racchiude in sé prodotti di intrattenimento, turismo culturale, teatro, cinema, mostre ed eventi artistici e così via. La domanda, rispetto a questo tipo di offerta, è in crescita e dopo la fine delle restrizioni più severe legate alla pandemia c’è un desiderio rinnovato di partecipazione a manifestazioni, spettacoli, esposizioni e quant’altro. Naturalmente non è facile far fruttare e capitalizzare questa tendenza. Si tratta di settori che hanno risentito della crisi, di frequente fanno fatica a svilupparsi e consolidarsi, ma quando ci sono investimenti e il lavoro è di qualità i risultati si vedono. Il rilancio delle biblioteche comunali, per esempio, e il rafforzamento dell’identità dei siti storici potranno essere il punto di partenza di una Napoli che punta sulla cultura per la propria riqualificazione e per un più moderno modo di fare politica “costruttiva”: è dalla crescita culturale che si ottiene crescita sociale e anche economica, ed è proprio lì che bisogna investire in termini di attenzione e impegno.
Napoli è stata decretata patrimonio dell’umanità dall’Unesco già dal 1995, è una città di straordinaria bellezza per il suo patrimonio artistico, storico, architettonico e urbanistico, che deve essere valorizzato, oltreché salvaguardato. Napoli e i suoi quartieri periferici deve assumere più qualità e pregio, nell’arredo, nel verde, nell’ambiente, nelle attività che vi risiedono, nei servizi al cittadino e al turista, anche attraverso risorse ed eventi straordinari che vedano concorrere in modo coerente e organico tutte le forze economiche del territorio. Recupero e rilancio dello spazio collettivo inteso come luogo fisico, ma soprattutto come punto di aggregazione sociale: piazze, strade, aree pedonali, parchi, musei, infrastrutture, auditorium. Insomma, visto l’aumento sia di offerta che di domanda, sarebbe il momento di dare un sostegno concreto da parte delle istituzioni che spesso si limitano a tagliare nastri e impartire benedizioni. Il terreno è fertile: oggi anche nelle periferie di Napoli, e come si dice, è un brani appetibile. Il cinema napoletano ha avuto ampie conferme all’ultimo Festival di Venezia, con i fuoriclasse Martone e Sorrentino.
Per quanto riguarda la tivù, siamo oltre le più rosee aspettative. In testa il collaudato Maurizio de Giovanni con le fiction ispirate ai suoi libri, ma nell’ultima stagione si sono aggiunte altre serie interessanti: mi viene in mente “Mare fuori”, ispirato al carcere di Nisida, con i ragazzi drop out. L’elenco si allunga se guardiamo al teatro, all’arte. E alla letteratura, con lo stesso de Giovanni sempre ai vertici delle classifiche nazionali ma assai spesso in compagnia di altri scrittori, da Valeria Parrella passando per Viola Ardone, e Giuseppe Petrarca che con l’ultimo noir “Notte nera”, presentato anche a Pianura, ha superato le più rosee aspettative.
E poi che dire di don Giustino…? A maggio è prevista la canonizzazione del parroco di Pianura e il quartiere flegreo si prepara con l’Ordine dei Vocazionisti da lui fondato. Ma non solo. Il territorio con alcune realtà associazionistiche organizza, già da un po’, presentazioni di libri, eventi culturali e iniziative varie. Tutto bene quindi? Non proprio, se pensiamo ad esempio, una su tutte, alla Casa della cultura di Pianura, restando sul popoloso quartiere flegreo: dopo un periodo iniziale di eventi ed iniziative di anni fa, il Polo culturale o meglio quello che resta, vive ora un periodo di quasi abbandono. Situata in via Grottole, zona centrale, nei pressi della sede e degli uffici municipali, del Commissariato di Polizia e suddivisa in tre piani era nata per essere a disposizione del variegato mondo giovanile del territorio. In accordo con il Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti di criminalità, gli spazi sono dedicati alle giovani vittime della Città di Napoli e il giardino interno porta il nome di Giuseppina Di Fraia, donna del territorio, vittima di femminicidio. La casa della Cultura e dei giovani gestita da personale comunale e inserita nel più ampio sistema cittadino della Rete dei Centri Giovanili Comunali, purtroppo da un po’ di tempo, è frequentata solo da gruppetti di studenti universitari che ne utilizzano alcuni spazi: qualche aula con problemi di infiltrazioni, suppellettili in cattivo stato e altri problemi ne hanno compromesso il buon uso rendendola spiacevolmente poco sfruttabile.
Un vero peccato, se pensiamo a quanto buon impiego se ne potrebbe fare! Napoli e soprattutto i suoi territori occidentali avrebbero bisogno di maggiori attenzioni, specie se dirigiamo il nostro sguardo al discorso cultura. Di contro, da questo punto di vista c’è un fermento significativo: siamo in un ennesimo rinascimento? In realtà i rinascimenti napoletani non sono mai finiti, nel senso che la città è da sempre un centro attivo e pulsante sul piano culturale e molto spesso le novità arrivano da qui. Ma non per questo va tutto bene o le cose non si possono migliorare. Innanzitutto con un’attenzione politica non solo trionfalistica, ma che porti a sviluppare i progetti creativi che nascono sul territorio. È questo il passaggio che manca: dalla teoria alla pratica, dall’idea singola al sistema produttivo e sinergico. Le Municipalità, per esempio, potrebbero essere maggiormente propositive: supportare i soggetti aggregativi e farsi da tramite con l’amministrazione centrale. Il cinema e la televisione, importanti sì, ma vanno aiutati. Mostre fotografiche e convegni di studio con altre idee poste in cantiere. Invece accade che a Napoli e nei suoi quartieri occidentali si creda ancora poco nella forza e nel potere della cultura rispetto al resto d’Italia. Finché non si interverrà in modo sinergico puntando positivamente su giovani e meno giovani e credendo fortemente sulla spinta che le iniziative culturali siano in grado di fare, saremo purtroppo infruttuosamente un po’ a piangerci addosso, a meditare sulle nostre sconfitte, rischiando di vivere ai margini, senza sfruttare le concrete potenzialità e finendo per considerarci ed essere etichettati negativamente e tristemente solo come periferie.