Vicienzo a’mare: la storia dalle stelle alle stalle

Da ospizio dei frati cappuccini a ristorante famoso e rinomato. Poi tanti anni di abbandono fino all’abbattimento.

La struttura Vicienz ‘a mare, è conosciuta come uno dei più importanti ristoranti flegrei, nonostante sia ormai chiusa da quasi cinquant’anni. Per la precisione chiuse definitivamente i battenti nel 1972.

Anticamente, era la dimora estiva dei Padri Cappuccini del convento di San Gennaro. Essi migravano vicino al mare a causa della malaria derivante dal lago di Agnano, che infestava nell’estate la collina della Solfatara. Questo è quanto risulta dai documenti, ma in realtà i Cappuccini avrebbero aspirato ad un avvicinamento al centro abitato di Pozzuoli, che già registrava la presenza dei Domenicani, dei Benedettini, dei Minori Osservanti, dei Carmelitani, dei Gesuiti, dei Pasqualini, dei Gerolomini e delle Clarisse, per interesse di ben altra natura.

Con i contributi concessi dai comuni di Napoli e di Pozzuoli e con le offerte dei fedeli, l’opera fu completata in pochi anni e nel 1690 era già pienamente funzionante. Oltre ad ospitare i frati durante la stagione estiva, la struttura era capace di accogliere, separati dalla clausura, anche stranieri per la pratica delle cure balneo-termale. Purtroppo il fenomeno del Bradisismo e l’erosione del mare costrinsero i frati a ripetuti e dispendiosi interventi che con il tempo si rivelarono vani. Si rese quindi necessario l’abbandono della struttura. Nel 1871 l’ospizio passó al demanio e poi al Ministro della Marina Mercantile nel 1875 che lo vendette ad un privato. Fu in questo periodo che la struttura cominciò ad mostrare la sua vocazione  turistico – ricettiva. Nel 1880 il vecchio ospizio divenne una trattoria grazie al gastronomo napoletano Gennaro Polisano, che inventò un piatto denominato “Cannoni all’Amstrong” in onore dello stabilimento Amstrong localizzato sulla ripa puteolana (attuale via Fasano) che poi successivamente prese il nome di “Sofer”. Inoltre il maestro Polisano era anche conosciuto per il suo “ragù Polisano” che come ingrediente segreto aveva il cioccolato e il famosissimo vino di Marsala o Pantelleria. Lo stabile rimase di sua proprietà fino al 1926. Nel 1926 Vincenzo ‘a mare fu probabilmente il più famoso dei ristoranti puteolani e ancora mantiene alta la nomea, sebbene siano passati quasi cinquant’anni dall’ultima attività. Deve il suo nome a Vincenzo Maiorano, esperto di arte culinaria, che rilevò lo stabile e lo trasformò in un magnifico ristorante. La peculiarità era giustamente divisa tra lo scenario mozzafiato e la bravura degli chef, che fecero conoscere Pozzuoli in tutto il mondo. Vincenzo ‘a mmare divenne il punto di aggregazione più importante per i personaggi più illustri di tutta Pozzuoli e oltre, teatro di tante cerimonie ed eventi, tra tutti si vogliono ricordare i film: “Io, mammeta e Tu” del 1958 con Domenico Mudugno attore e cantante, il film drammatico Processo alla città” del 1952 con la regia di Luigi Zampa, e il film cult del dopo guerra, “Catene” un melodramma di  Amedeo Nazzari e Roberto Murolo, un film che raggiunse un forte successo e divenne il film dal maggior incasso della stagione 1949-1950. Purtroppo fu una storia destinata nuovamente a finire, ancora una volta a causa del bradisismo: nel 1972 Vincenzo chiude i battenti per sempre, perchè la struttura è irrimediabilmente danneggiata.
Verso la fine degli anni ‘70 gli architetti Mario Bucchignani e Alfonso Beraglia radono al suolo la vecchia struttura e con regolare licenza edilizia del Comune di Pozzuoli a favore del nuovo proprietario Antonio Pietropaolo, ne realizzano una completamente nuova. Ma la struttura è dichiarata abusiva dal demanio marittimo. La storia si complica e la burocrazia altrettanto, fino a lasciare una pietosa eredità ai giorni presenti, un ecomostro. Dopo numerose battaglie legali lo scheletro del vecchio e celebre sito turistico è stato abbattuto la scorsa settimana. Difatti la struttura ricostruita in cemento non ha nessun legame concreto (ma solo spirituale) con il passato, ed è era diventata solo un ostacolo visivo nella nuova linea costiera del lungomare integralmente riqualificato e fonte di pericolo per i giovani che si infiltravano all’interno dell’edificio, benché fosse stato isolato da pannelli di legno.

Le foto di seguito dimostrano la riqualificazione dell’area conseguente all’abbattimento. 

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