Pozzuoli dà l’ultimo saluto a Procolo Musto

La testimonianza dei suoi amici

“Per essere grandi bisogna innanzitutto saper essere piccoli”, afferma Papa Francesco. Chi ha conosciuto Procolo ha raccontato di un uomo umile e buono che con il suo instancabile lavoro è entrato nel cuore di generazioni di ragazzi. Tra gli anni ’70 e ’80 tanti giovani si ritrovavano al bar Musto per trascorrere ore felici e spensierate.

Le testimonianze: L’infanzia di noi giovani di via Napoli l’abbiamo trascorsa nel e fuori il bar di Procolo. – racconta Salvatore Caiazzo – Lo ricordo come un grande lavoratore, molto legato ai figli ed alla moglie. Non si stancava mai e, spesso, facendoci giocare a carte nel bar, si inseriva anche lui a giocare. Rideva poco ma aveva un viso buono e mite. Tutti lo conoscevano, noi del quartiere gli avevamo dato un soprannome. Lui era “Procolo u bar” un’istituzione. Si faceva coinvolgere come sponsor della squadretta di calcio del quartiere e quando vincevamo era di una generosità incredibile. Non lo ricordo mai arrabbiato, sorrideva spesso, ma di un sorriso timido e chiuso. Come padre si è dato completamente per i figli, così come per Grazia, sua moglie. Il commerciante della povera gente, ci faceva giocare a carte per ore senza arrabbiarsi, anche se avevamo comprato e diviso semplicemente una gassosa. Un cittadino onesto che non ha mai avuto a che fare con problemi legali; cinquant’anni fa nel quartiere non si viveva una buona aria, le scorribande erano frequenti, ma Procolo non aveva nemici. Tutti lo vedevano come un gran lavoratore e amante della famiglia. Di sera ci intrattenevamo fino a notte fonda fuori al suo bar a raccontare barzellette e lui ce lo faceva fare. Con lui se ne va via un pezzo di storia di via Napoli e le tante attestazioni di affetto lo confermano. La notizia della sua dipartita ha straziato il cuore di tanti di noi che negli incontri frequenti, parlando della nostra infanzia e giovinezza, tiravamo inevitabilmente in ballo “Procolo u’bar.

Lucio Terracciano è un altro amico di vecchia data di Procolo. Ci rende testimonianza anche a nome di tanti altri amici: “Io e Procolo abbiamo 10 anni di differenza ed io ero molto legato a lui. Frequentavo stabilmente il suo bar. Procolo era un uomo tutto di un pezzo che ha portato avanti il suo lavoro con determinazione. Ho perso un amico fraterno ed ora nella mia memoria ho tanti ricordi perché Procolo è stato il nostro punto di riferimento. Talvolta si arrabbiava con noi perché giocavamo a pallone e capitava spesso che la palla andava sui tavolini; noi temevamo di aver perso il pallone, ma lui dopo una sgridata ce lo restituiva. Creò una scuola calcio dal nome “Bar Musto“, e anche per questo era molto apprezzato da noi ragazzi perché all’epoca il calcio era tutto. E’ stato papà e marito esemplare, mi piace definirlo con il titolo di quel film degli anni ’50 “PANE AMORE E LAVORO”. Una vita di sacrifici, sempre nel bar ad orario continuato, si riposava in macchina per non disturbare a casa, un esempio vivo da raccontare alle nuove generazioni. Chi frequentava il bar non erano clienti per lui, erano amici. Era spiritoso, una comicità naturale, amava la buona tavola, faceva le gare con un altro amico a chi mangiava più pizze. Una cosa che mi è rimasta impressa è durante il bradisismo del ’70 Procolo non è scappato, ma è rimasto là. Durante le scosse Procolo dava da bere ai bambini e a tutti coloro che trovavano rifugio in strada. Nei momenti del bisogno Procolo c’era per tutti. Ha amato il lavoro come ha amato la sua famiglia”.

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