Due artigiani puteolani, esponenti del movimento STAMM’ CA’, chiedono di riaprire le loro attività

I titolari delle partite IVA scendono in piazza per denunciare che sono sull'orlo di un baratro e si sentono abbandonati dallo Stato

Si è tenuta in piazza del Plebiscito a Napoli una pacifica protesta accompagnata da croci portate sulle spalle dagli imprenditori di Confesercenti, scesi nuovamente in strada per protestare contro le chiusure e le restrizioni imposte dalle normative anti-contagio che, spiegano, hanno generato una situazione economicamente non più sostenibile. Ristoratori, parrucchieri, estetisti e, soprattutto, operatori del turismo, uno dei settori più colpiti dalla pandemia; tutti chiedono di poter riaprire e tornare a lavorare.

Due esponenti del comitato “STAMM CA'” appartenenti alla categoria delle partite IVA, Giuseppe Ziello e Paolo Castaldo, entrambi parrucchieri, mi hanno inviato nel pomeriggio di ieri questa nota:

Un artigiano, come anche altre categorie di persone, viene sottoposto a studi di settore: ad un titolare con un dipendente corrisponde una certa tassazione, senza andare ad approfondire il reddito prodotto. Per accedere ai ristori, invece, si stabilisce una cifra una tantum che non guarda ai costi fissi di gestione (affitto, utenze, dipendenti, etc) e tanto meno al guadagno mensile. Lo scorso anno abbiamo goduto di due ristori, doveva arrivarci un terzo mai pervenuto. Se noi contribuenti versassimo cifre inferiori a quelle dovute, dopo qualche mese verremmo multati dall’agenzia delle entrate.

Inoltre altro dato rilevante è questo: se un dipendente viene messo a cassa integrazione, inizierà ad essere pagato dopo 3-4 mesi e riceverà una somma nettamente inferiore allo stipendio. Come fa il cassa integrato nel frattempo a sostenere la sua famiglia? E’ necessario che ci sia chiarezza anche sulle date delle riaperture. Corre voce che si riaprirà a maggio. Perderemo tutti i clienti! Perché nel frattempo parrucchieri, barbieri, estetiste a domicilio vanno a soddisfare l’enorme richiesta dell’utenza a basso costo ed esentasse. Chi controlla il fenomeno? Chi dà a noi titolari di esercizi commerciali un briciolo di garanzia? Abbiamo sostenuto dei costi per adattare i locali alle normative Covid e dopo 20 giorni siamo entrati in zona rossa e costretti a chiudere perchè la nostra categoria non è rientrata in quelle considerate primarie. Se non ci verranno date delle risposte in tempi celeri la nostra protesta andrà avanti perchè siamo sull’orlo del baratro e lo ci sentiamo completamente abbandonati“.

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