A Monte di Procida presentazione del libro di Giovanna Di Francia

Continua la divulgazione della tematica sociale legata alle carceri attraverso il libro della scrittrice Giovanna Di Francia pubblicato e distribuito da Amazon dal titolo “Anche in carcere viene Natale”.

L’incontro si terrà presso la sede del Club Napoli Monte di Procida sabato 2 marzo alle ore 17. Dialogherà con l’autrice l’Avv. Nunzia Nigro. Le letture saranno a cura di Susy Lubrano.

Il Prof. Ennio Silvano Varchetta scrive:

SPERANZA E RISCATTO OLTRE LE SBARRE
ll titolo del recente libro di Giovanna Di Francia “Anche in carcere viene Natale” mostra un certo interesse ma soprattutto una significativa sensibilità per la sua esperienza di volontariato.

Il penitenziario femminile di Pozzuoli fa da cornice al suo lavoro editoriale. Ripete, in parte e più di una volta l’impegno della società e delle istituzioni, del quale si scorgono le mancanze. Negli scritti si leggono l’intelligenza acuta dell’autrice, la sua cultura, che spazia dalle scienze pedagogiche (la sua prima vocazione professionale), alla letteratura, alla giurisprudenza, al giornalismo, agli hobby e al tempo libero. Talvolta il suo pensiero è critico, costruttivo, talvolta in esso c’è uno sfogo umorale, ma non distruttivo, sempre, in fondo, ottimista.

Scorrere nel volume i molti e diversi interventi, alcuni vissuti, organizzandoli in
macro-contenitori, significa iniziare un confronto con la sofferenza, ma anche con la speranza di riscatto. Attenta agli aspetti educativi, ai calcoli, alle formalizzazioni, alla politica ma soprattutto alle storie: le piccole o meno piccole storie della vita di un carcere, dove ella dice che è bene parlare di persone e non di donne, volendo salvaguardare le minoranze di genere in un filo di vera inclusione.

Nelle sue riflessioni, mette poi il portato della sua esperienza di studiosa, di giornalista e di scrittrice, ma soprattutto di osservatrice attenta della società che ci circonda. E nello scriverle possiede e usa il linguaggio del volontario che dà più grandi ampiezze di vedute rispetto a quello del lavoratore o dello specialista. Questo modo di scrivere dà, inoltre, il tono al libro, arricchisce le prospettive, rende non pesante il racconto, non irrigidisce i suoi punti di vista. Alcune affermazioni su temi che possono apparire di minore importanza, l’autrice fa trasparire che tutto va esaminato e certi particolari irrisori per alcuni non lo sono per lei.

Non è cosa semplice narrare di carcere. Non lo è perché spesso chi se ne occupa tende ad assumere un solo punto di vista: o quello del detenuto, delle sue debolezze e del suo desiderio di riscatto oppure quello dell’organizzazione del sistema detentivo. Giovanna Di Francia fa sì che questi due mondi si incontrino e lo fa narrando storie vere di vita vissuta, di volti incontrati e rimasti impressi nella memoria nel corso di giornate spese per puro volontariato.

Il titolo del libro trae origine da quella che è la festa per eccellenza, il Natale e come questa viene vista e vissuta da un detenuto. È una espressione emblematica rispetto al contenuto del libro poiché apre alla speranza di poter modificare la vita carceraria intesa come vuoto disperante della quotidianità coatta, ripetitiva e noiosa.

La galera rimanda alla possibilità di un cambiamento facendo appello alla responsabilità e all’umanità di ogni persona. Quel cambiamento che attraverso le piccole e grandi cose quotidiane, l’autrice, ha cercato di mettere a fuoco per rendere più umana la vita di coloro che popolano gli istituti di pena, siano essi detenuti, agenti penitenziari, operatori sociali, volontari.

Questo libro è proprio il frutto di una significativa esperienza, costellata di episodi rilevanti che ci ha voluto donare e che ci invitano a guardare oltre le sbarre, per provare a scavare un po’ di più nell’animo di chi vive in un contesto di reclusione. Racconti come istantanee di momenti di vita di un mondo recluso, che si susseguono nelle centosei pagine di questo bel libro che si legge tutto d’un fiato. Storie che ci raccontano percorsi umani tortuosi e complicati, ma anche significativi spaccati di umanità e solidarietà fra le quattro mura della prigione, con un filo rosso che lega l’intera opera: l’esigenza di contribuire a migliorare la realtà carceraria. Un libro dove il tutto è molto più della semplice somma delle parti.

Riflessioni può far rima con passioni: e in
questa sua fatica editoriale l’autrice registrando fatti e comportamenti, proponendo soluzioni, di rado anche
ironizzando, fa trasparire, appunto, i suoi interessi, le sue molteplici passioni e
la voglia preponderante di voler migliorare gli aspetti comunitari di taluni luoghi oggetto di osservazioni e studi”.

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