Lo studio della filosofia per insegnare ai bambini a sviluppare un pensiero critico

È risaputo come i bambini già dalla più tenera età riescano ad apprendere tante cose. E perché no farli approcciare alla filosofia…

L’idea più che accreditata è una sorta di responsabilità che dovremmo avere nei confronti delle generazioni future. Quando si pensa alla Filosofia, ci si scontra spesso con preconcetti nati da anni di comunicazione degradante nei suoi confronti: è noiosa, non serve a niente, è “roba vecchia”, inapplicabile nella vita reale, e poi di sicuro non ci si guadagna da vivere.

Questa, però, è evidentemente una narrazione superficiale, anche causata dal metodo di studio ritenuto in molti casi obsoleto e sommario con cui la materia viene studiata, basato sull’apprendimento troppo spesso mnemonico e quantitativo di concetti su concetti. Tuttavia, così facendo, si perde del tutto il senso intrinseco che la filosofia, e più precisamente il ragionamento filosofico, dovrebbe trasmettere agli studenti; perché è questa la Filosofia: capacità di ragionare. E una delle sfide più importanti è riuscire ad insegnare a ragionare alle nuove generazioni il più presto possibile.

Per seguire questo obiettivo, nel Regno Unito è stato recentemente attivato un progetto dal titolo “Philosophy for Children”, il quale è riuscito a raggiungere risultati incredibili sotto tutti i punti di vista: è stato riportato che i bambini che hanno partecipato al programma hanno visto le loro abilità logiche, matematiche e linguistiche migliorare notevolmente. Ma non solo: a migliorare sono state anche le loro abilità sociali e di interazione; questo perché l’insegnamento della filosofia incoraggia il dibattito, il ragionamento collettivo e la condivisione di idee e dubbi.

Qualcuno potrebbe chiedersi come fanno dei bambini così piccoli ad apprendere e “sopportare” una materia così profonda come la Filosofia, e la risposta potrebbe sorprendere: ai bambini vengono impartiti solo i concetti di base, senza andare a fondo nelle dottrine filosofiche classiche, come qualcuno di noi ha dovuto invece fare negli anni delle scuole secondarie, che poi vengono direttamente applicati ai problemi che loro stessi vivono nella vita di tutti i giorni. Così facendo la materia si spoglia della sua pesante identità, spesso percepita solo come “fonte di infinite nozioni astratte”, e la si trasforma in ciò che era alla sua origine: uno strumento per relazionarsi al mondo, per capirlo, per farsi domande e per cercare di dare risposte, magari anche in chiave divertente e umoristica.

A ciò si aggiunge l’eccezionale abilità dei bambini di recepire i concetti e gli stimoli in modo dinamico e profondo: tutti i bambini che hanno partecipato sono stati in grado di formulare pensieri complessi, di ascoltare quelli degli altri e di rispettarli, di fatto gettando le basi per quelle abilità che nel futuro sicuramente li avvantaggeranno e li renderanno uomini e donne competenti e di valore. L’idea ha come obiettivo appunto quello di far capire e fruire la filosofia ai bambini al fine di sviluppare un pensiero critico partendo proprio da questa età in cui le menti sono particolarmente recettive.

È evidente quindi come far approcciare i bambini alla filosofia “applicata” sia non solo nell’interesse di genitori e insegnanti, ma anche una sorta di responsabilità nei confronti delle generazioni future: rendere i ragazzi in grado di pensare, dialogare e crescere insieme in modo sano, è la migliore eredità che possiamo lasciare al mondo, il quale, si spera, che con individui come loro a governarlo, possa raddrizzare la rotta e diventare migliore.

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