Quando a morire è un giovanissimo ragazzo per colpa di alcuni suoi amici la società tutta deve interrogarsi. Thomas, diciassettenne di Pescara, condannato a una fine atroce da due suoi coetanei, è un campanello di allarme per una realtà sociale malata e in cui una umanità sempre più individualista sta perdendo ogni suo valore.
Un appuntamento per andare al mare, poi una pausa al parco per ammazzare a coltellate un amico per un presunto debito di droga di 200 euro, questo in sintesi il tragico epilogo.
Una società intera, la nostra, che non sa rispondere… Tutto questo è favorito da modelli educativi condizionati da una tecnologia esasperata che privilegia la filosofia dell’avere e non dell’essere, con la stessa natura messa al bando. A farne le spese è inevitabilmente il mondo giovanile che non trova nella famiglia e nella scuola il dovuto aiuto. Ed è almeno sul mondo della scuola, istituzione preposta alla istruzione ma anche alla crescita personale dei giovani, che lo Stato dovrebbe intervenire con nuove regole volte a dare più fiducia
e sostegno a un corpo insegnante che si trova praticamente da solo ad affrontare compiti sempre più difficili e complessi di una società che ha perso la bussola.
Ed è proprio alla nuova disciplina della Educazione Civica, prevista in Italia dal 2020 in tutti i segmenti scolastici, che in particolare dovrebbe essere affidato il compito di mettere a nudo, magari anche attraverso corti e filmati, il devastante dramma sociale rappresentato dal mondo della droga; un mondo in cui i giovani sono portati a entrare come innocenti vittime sacrificali, senza volere e senza rendersene conto. A Roma Don Antonio Coluccia, giovane sacerdote vocazionista fondatore dell’Opera San Giustino, si batte da anni contro la droga e tutto ciò che intorno ad essa gira.
“La droga non ha mai reso felice nessuno. La droga è l’eucarestia di Satana”, dice. Don Antonio vive da anni sotto scorta per il suo forte impegno per la legalità. Quest’anno il Liceo scientifico Rita Levi Montalcini di Quarto ha voluto invitarlo nell’ambito delle iniziative della Settimana della Legalità. Ebbene don Coluccia anche in questa occasione, nell’area flegrea, nelle due sedi dell’Istituto, con la sua consueta enfasi ha letteralmente attirato a sé gli studenti quartesi facendo loro capire quanto pericolosa possa essere ogni forma di droga.
“La presenza della Chiesa pure nelle piazze dello spaccio è importante perché così può esprimere e difendere la sua cultura per la vita. La nostra vita ha un valore immenso, per questo chiediamo ai giovani di non ‘affogarsi’ nell’alcol e nelle droghe“. Lo Stato ha deciso di farlo vivere sotto scorta per il suo forte impegno contro la criminalità organizzata e gli illeciti comportamenti. Sono note le sue ‘passeggiate’ nelle piazze dello spaccio romano, veri e propri fortini controllati dalle cosche mafiose, che gli hanno provocato minacce, tentativi di aggressione. Armato di un fischietto, usato per ‘disturbare’ gli spacciatori e le ‘vedette’ e di un megafono per recitare il Rosario, il sacerdote antimafia, 49 anni di origini pugliesi, attraversa dal 2001, quando giunge nella Capitale, i quartieri e le principali zone di spaccio. E ritornando all’importanza dell’Educazione Civica pensiamo siano fondamentali tutte quelle lezioni e percorsi didattici che diano slancio ai ragazzi e facciano capire loro quanto sia importante il valore della vita.
Il gruppo dei pari diventa così il laboratorio sociale in cui essi possano sviluppare consapevolezze, testare nuove attività, progettare insieme, accrescendo la propria autostima e le capacità relazionali e comunicative. Crescendo in modo sano si possono tenere lontane tutte quelle cattive pratiche che dai piccoli scherzi, arrivano poi potenzialmente a diventare bravate fino a giungere a vere e proprie azioni delinquenziali.
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