Voci dal Carcere: Nanà scrive alla dott.ssa Palma

“Lei che con il suo rispetto mi ha sollevata dalla vergogna, restituendomi dignita’ e speranza, stima nella persona che sono”

Le persone che incrociamo nella nostra vita talvolta lasciano un segno indelebile, nel bene o nel male. Tanto affetto e tanta stima intorno alla figura della direttrice della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli Maria Luisa Palma che è andata in pensione.

La direttrice ha rappresentato un punto di riferimento importante per Nanà e per il suo tortuoso cammino in carcere. Ecco di seguito delle parole di stima che le ha indirizzato:

“Questo è uno di quei momenti in cui i pensieri mi affollano la mente, senza una linearità e guardo oltre la finestra, alla ricerca dell’orizzonte, dove tutto si perde, si dissipa nella grandezza. Un’abitudine acquisita durante la reclusione e che sovente continua ad accompagnarmi. Ricordo oltre un anno fa, quando lasciavo il penitenziario di Pozzuoli per andare ai domiciliari, incontrai casualmente la direttrice Palma. Ho stampato nella mia mente il suo sguardo compiaciuto e le sue parole alle quali in quel momento non diedi il giusto peso, ma che in seguito troveranno riscontro in ogni mio passo: “Finalmente…. Allontani peró dalla sua mente dal carcere”.

Non capii al momento. Insieme a quell’abbraccio le parole continuavano a rimbombarmi nella mente senza poter dare ad esse un significato. Anche perché per me era cosi scontato seppellire sotto ai ricordi la mia reclusione. Ma il tempo, grande Maestro, mi ha servito poi il conto e la specifica di quelle parole pronunciate dall’alto di una palese esperienza, cultura, umanità: la direttrice aveva ragione. Ancora come diapositive scorrono nella mente fatti, atteggiamenti, sconfitte, tristezza e sofferenza, vissuti in quel buio dove anche l’attimo di felicita’ non riesce ad essere definito tale.

Oggi il mio pensiero va a lei: MARIA LUISA PALMA va in pensione. Lascia la direzione del Penitenziario. Un vuoto mi assale. Eppure io sono a casa. Cerco fuori dalla finestra con lo sguardo la spiegazione a disorientamento che la notizia mi ha profuso. Lei, minuta nella figura cosi ben curata e di classe, colta e moderata, umile ma ligia al suo dovere. Spesso una di noi, in quelle tenebre dove sprazzi di sole te li puoi solo rubare. Lei c’é stata sempre, per tutte: le colte, le analfabete, le psicologicamente labili… sempre pronta al dialogo, al confronto, a quel contraddittorio tanto voluto nelle nuove riforme di giustizia.

I ricordi vanno a quegli incontri avvenuti tra teatro, chiesa, sezioni, scale, androne. Dimostrazioni di grande cultura in quei sorrisi, sguardi fugaci e parole che sapevano di amicizia e mai di avocazione.

Lei è andata via. Lei che nel rispetto delle sue competenze ha sempre considerato ogni nostra richiesta. Anche la più futile. Il suo forte senso di legalita’ misto a comprensione, moderazione e pazienza, mi hanno donato quella forza necessaria ad affrontare il carcere come un percorso dal quale ci si può affacciare alla vita, al mondo esterno con nuove motivazioni, cosi diverse da quelle che ci hanno portato a delinquere. Lei che con il suo rispetto mi ha sollevata dalla vergogna, restituendomi dignita’ e speranza, stima nella persona che sono.

Adesso qualche lacrima mi riga il volto: provo gioia per Lei che potrà godere di un meritato riposo dopo le varie esperienze nel detentivo non facili, talvolta devastanti. Ma egoisticamente provo anche quel vuoto che mi ha lasciato dentro, nonostante io sia a casa in detenzione, perchè comunque mi manca, adesso ancor di più.

Un saluto a lei che di reinserimento e recupero ne é stata la maestra. Un saluto ai suoi sguardi scrutatori e risolutivi che nel contempo ne studiavano situazioni e soluzioni. Lei cosi piccola e cosi una grande donna. Lei, quel gabbiano che planava fuori le sbarre nostro simbolo di libertà. Che Dio possa benedirla ed accompagnarla sempre…..

Ciao Dottoressa. Le voglio bene.
Nanà”

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