Oggi il coro Anastasis ha fatto visita alle detenute della casa circondariale femminile di Pozzuoli ed ha animato la Santa Messa domenicale. Il gruppo canto, composto da circa 15 membri, è un coro puteolano storico, nato alla fine degli anni ‘70, la cui amicizia profonda supera le barriere del tempo. Gli anni della formazione personale, religiosa e culturale, generosamente vissuti con don Raffaele Russo e don Fernando Carannante (attualmente cappellano del carcere), hanno gettato solide radici che negli anni hanno prodotto frutto buono.
La casa Circondariale è immersa nella realtà cittadina. Varcare le sue porte è come attraversare la linea di confine che separa la frenesia della quotidianità, dallo scorrere lento e inesorabile di un tempo che restituirà la libertà. Da questa parte c’è chi vorrebbe che il tempo si fermasse e cristallizzasse una gioventù che sfugge; dall’altra chi conta i giorni e le ore che consentiranno, a donne più mature, di ritornare agli affetti e ai legami improvvisamente interrotti. Oggi Anastasis era là come portatore di pace.
Di seguito la supplica al Padre delle detenute della casa circondariale.
“A te Padre Santo, quante volte ascoltando il Vangelo troviamo Gesù che prova compassione per i malati, folle da sfamare, persone da guarire. Ma se qualcuno non cristiano ci chiedesse di descrivere il nostro Dio, cosa diremmo? Qualcuno racconterebbe brani della Bibbia, i sacerdoti si sentiranno pronti per discorsi carichi di teologia. Noi oggi, le tue donne, tentano di riscoprire la dolce forza della parola <COMPASSIONE>. Essa significa PATIRE CON…
Si tutte le nostre sofferenze, quelle che ci straziano il cuore, le offriamo a Te, Dio, quali patimenti. Patimenti offerti come prova e richieste d’aiuto. Perché tu Signore ci sei sempre vicino facendoti prossimo a noi in ogni istante, compresi i più difficili. Ed è con questo tentativo di avvicinarci sempre di più a Te, speriamo di poter godere del Signore Gesù e dello Spirito Santo che sono accanto a noi in ogni momento della vita anche se spesso ci rifiutiamo di vedere e di sentire.
Ci ripromettiamo oggi, in questa domenica delle Palme, di professare anche noi nei piccoli gesti, la Pace, l’Amore. Raccogliendo quella Palma penseremo alla ricostruzione delle nostre vite, evitando di tenerla sotto qualche cimelio di un’abitudinaria festività religiosa, ma di considerarla un simbolo di pace e di annunciazione dello strazio a cui si sottoporrà Gesù per i nostri peccati.
Allora come fece Tuo figlio sulla croce chiedendo perdono per tutti noi, accetta le nostre lacrime, i nostri strazi, il dolore di non poter condividere con le nostre famiglie la Pasqua.
Perché siamo certe che con la Tua presenza e la Tua luce quel portone si aprirà per noi è risorgeremo come tuo figlio. GRAZIE SIGNORE. Le tue detenute”