La condivisione di una cella fa nascere grandi amicizie, legami indelebili, come quello di A. e J. Il tempo trascorre lento: nascono le confidenze private ed i racconti di eventi tristi e drammatici che, in maniera inesorabile, hanno portato alla detenzione.
A. ci racconta la storia di J:
“La bellezza é intorno a me qui all’interno del penitenziario. Ascolto le storie di giovani ragazze, storie che mai avrei creduto di poter vivere come se fossero le mie, così lontane dl mio mondo, dal mio vissuto. Ma la vita é questa… tutto ciò che mi gira intorno, notizie divulgate dalla TV ed ascoltate fugacemente tra una faccenda e l’altra, fretta, superficialità, la pochezza del vero senso della vita, prendono corpo con figure e persone che scontano la propria condanna con fierezza e con lo sguardo perso in quella libertà a portata di mano, ma allo stesso tempo così lontana…
La storia di J. é la storia di una ragazza bella, vivace, con due figli piccoli educati, proprio come lei. Principi e valori familiari importanti. Un amore smisurato per il padre, un affetto sincero per la mamma e le due sorelle. Ribelle, ma educata, composta, sempre disponibile con tutti. E’ una gioia sentirla ridere, minimizzare con sarcasmo le difficoltà della detenzione, condividere la lontananza dai suoi eroi. I suoi bambini sono arrivati quando tentava di ricostruire quella vita che da sola si era rovinata.
J. mi racconta che nel tardo pomeriggio del 12 aprile 2013, subendo ancora attacchi continui dei parenti del suo fidanzato, venne nuovamente colpita da percosse. La rabbia e il malessere covato da tempo, l’insofferenza ad un’ingiusta guerra improntata da due donne (la nonna e la zia del fidanzato), la portano a sferrare quattro coltellate. La vittima é la donna che, non solo era d’ostacolo alla sua acerba relazione d’amore, ma che piena di invidia e gelosia, voleva dividere una coppia anelava ad un felice futuro.
Poi il sangue, le tracce sui vestiti, la fuga verso casa ed il rifugio, il racconto al papà che l’aveva ripetutamente ammonita e dissuasa a dare spazio a persone che oramai erano diventate il tormento di un’intera famiglia. La signora accoltellata se la cavò. Certo non erano i colpi di un professionista, ma solo una legittima difesa. Aveva solo 21 anni J. all’epoca dei fatti: una ragazzina con gli occhi azzurri che sapeva dispensare solo sorrisi e felicità a chiunque la incontrasse sul suo cammino.
Al suo ventiduesimo compleanno l’arresto cautelare e la condanna a sette anni di reclusione. Gli anni del processo, durato ben 9 anni, J. li trascorre serenamente a casa e si costruisce una famiglia: nascono i suoi due figli. Il 5 febbraio del 2022 per J. la condanna diventa definitiva e si aprono le porte del carcere. Durante i colloqui racconta ai suoi figli che lavora e che presto tornerà a casa. I bambini sono piccoli e a loro si possono ancora raccontare le favole.
J., invece, non crede più nelle favole: oggi ha bisogno di fatti, dei suoi figli, di poter dimostrare a suo padre che lei è una donna più ragionevole e consapevole. Sono in cella con lei da oltre sei mesi e sono fiera di poterle stare accanto e di raccogliere ogni tanto le sue lacrime. Di una cosa sono certa: se il sole brilla attraverso le sbarre, i suoi sorrisi splendono di più, anche quando piove… e mi spronano a vivere“.