Sedute l’una di fronte all’altra nella sala colloqui della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, chiacchieriamo cordialmente io ed Anna. I nostri incontri, fino ad ora, sono sempre stati fugaci perché alla fine della Messa il gruppo delle detenute ha pochi minuti per risalire e tornare al piano.
Mi fa sempre lo stesso effetto parlare con lei: ho la sensazione di conoscerla da sempre. Mi colpisce il suo parlare forbito, la cultura che emerge non solo dalle parole, ma dalla gestualità, dai toni pacati e cordiali.
La sua storia mi rapisce e conferma lo scopo che con questa rubrica intendo perseguire: far conoscere al mondo “di fuori” la detenzione. Un mondo che DEVE essere raccontato perché le storie, talvolta, parlano di esperienze che ciascuno di noi può vivere. Quando si sente parlare delle carceri, si è soliti associare tutti i detenuti a “coloro che hanno sbagliato”. Sì, è vero, hanno sbagliato e stanno pagando il conto. Ma chi, cosa e come queste persone sono giunte al reato?
Di seguito l’introduzione al racconto di Anna, narriamo la prima parte della sua vita, la sua giovinezza:
“Mi sono laureata alla Facoltà di Agraria della Bocconi di Milano. Mi attirava la specializzazione in tecnologie alimentari; avevo uno zio che con lo stesso titolo faceva viaggi in Olanda per conto dello Stato per curare fiori secondo le nostre tecniche biofloreali, in concorrenza con quelle olandesi. Ne ero affascinata anche per gli approfondimenti sulla natura dei cibi, sulla loro selezione e tracciabilità.
Appena laureata, ho cominciato a presentare domande di lavoro, ero già andata via di casa in cerca di indipendenza ed autonomia. Feci un colloquio a Villa Literno con un’azienda di distribuzione alimentare che aveva appalti di ristorazione negli ospedali. Iniziai a lavorare come direttore dei lavori. Avevo 26 anni. Il lavoro mi piaceva, mi dava molte soddisfazioni. Iniziai così a proporre all’azienda di spingersi anche in altre regioni per partecipare alle gare d’appalto. E fu così che l’azienda cominció ad allargarsi, lavorando non solo in diversi comuni del casertano, ma giungendo fino a Viterbo. È proprio a Viterbo che comincia la mia storia…”.
CONTINUA…