VACCINI: in arrivo Sputnik e Jhonson & Jhonson

L’Istituto di ricerca Gamaleya di Mosca è stato determinante negli anni ’50 per la lotta alla poliomielite. Ora i ricercatori russi sono impegnati nella produzione di Sputnik, il vaccino anti Covid 19, che già è utilizzato in 40 Stati del mondo, tra cui la nostra vicina San Marino. Ma l’EMA (Autorità Europea per i Medicinali) non ha ancora autorizzato gli Stati dell’UE al suo utilizzo. Il motivo del protrarsi di questo stand by sarebbe da attribuirsi alla mancata comunicazione dei dati da parte dei ricercatori di Mosca e, anche se non ci sono motivi per ritenere che lo Sputnik non funzioni, è necessario che si rispettino le regole della scienza mettendo a disposizione i dati.

Secondo la rivista scientifica The Lancet, dalla sperimentazione di fase 2 e 3 condotta su 20mila persone, è emersa un’efficacia di Sputnik del 91,6%, superiore ad AstraZeneca (60%) e Johnson&Johnson (66%) e vicina a quella di Pfizer e Moderna (95%). Il metodo usato è quello del vettore virale: si inietta un adenovirus innocuo e incapace di replicarsi che ha il Dna arricchito con il gene che sintetizza la proteina Spike del coronavirus. E’ lei, la spike, l’antigene incaricato di stimolare il sistema immunitario contro il Covid-19.

Alla prima dose si inietta l’adenovirus di scimpanzé (lo stesso usato da AstraZeneca e Johnson&Johnson, mentre ReiThera ha optato per un adenovirus di gorilla). Alla seconda dose Sputnik prevede l’iniezione di un adenovirus umano. Con due vettori di aspetto leggermente diverso, gli scienziati di Mosca sperano di infiltrarsi tra le linee del sistema immunitario confondendolo.

Nella speranza che l’EMA inizi presto la procedura “rolling review” per approvare il siero russo anche in UE, si apprende che J&J ha comunicato alle autorità europee di avere problemi di approvvigionamento che potrebbero complicare i piani per fornire 55 milioni di dosi del suo vaccino nel secondo trimestre dell’anno. L’Ansa informa che J&J ha anche affermato di essere al lavoro “per accelerare tutte le fasi del processo di produzione dei vaccini e per attivare i nostri siti di produzione non appena lo consentano le approvazioni delle autorità sanitarie“. Per quanto riguarda l’Italia, a quanto trapela da fonti di Palazzo Chigi, nel periodo dall’8 marzo al 3 aprile saranno fornite complessivamente circa 6,5 milioni di dosi. Nel secondo trimestre, invece, in Italia si registrerà un netto incremento delle dosi disponibili, per un ammontare complessivo di oltre 36,8 milioni di dosi per Pfizer AstraZeneca e Moderna.

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