Raccontiamo un’incresciosa vicenda, riportata nei giorni scorsi dal Corriere della sera, per sottolineare che sui posti di lavoro è indispensabile un comportamento ineccepibile, soprattutto se svolto in importanti sedi istituzionali, e che eventuali contenziosi non vanno affrontati con procedure illegittime.
Tre centralinisti lavorano in turni di notte a Palazzo Chigi, in una sala adiacente agli uffici della Presidenza del Consiglio. Nasce tra loro un contenzioso sui turni e sulla ripartizione delle ore straordinarie, in quanto esse non garantirebbero un corretto funzionamento del servizio. Uno dei tre, non avendo ottenuto alcun risultato alle proprie richieste, decide di ricorrere a procedure illegali, registrando le effusioni amorose tra i due colleghi durante l’orario di lavoro. Il 19 gennaio 2017 i due ricevono un messaggio anonimo sui loro cellulari: “Goditi la serata, il tuo compagno ancora non sa della relazione intima che hai”. Dopo due giorni un altro messaggio anonimo con il quale il clandestino amante viene intimato a chiedere il trasferimento presso altro ufficio, pena la diffusione dei documenti sulla relazione segreta.
A questo punto i due vanno fino in fondo, ricevono i documenti, sempre in forma anonima, e si rivolgono al capoufficio. Scatta la bonifica nelle stanze alla ricerca di cimici o di registrazioni illegali. Viene individuato e denunciato l’autore delle registrazioni degli incontri clandestini. I giudici, dopo qualche anno, decretano che “il carattere intermittente del lavoro, cioè rispondere alle chiamate in una fascia oraria notturna, permette anche lo svolgimento di attività di carattere personale” e condannano lo stalker ad un anno e tre mesi per il reato di violenza privata, senza attenuanti generiche, considerata l’importante sede istituzionale.
Ovviamente le sentenze si possono commentare, ma vanno rispettate. Sarebbe, però, interessante sapere se questa sentenza ha anche evitato sanzioni amministrative ai due autori di “attività di carattere personale”.