La notte appena trascorsa ha visto Pozzuoli protagonista della edizione moderna del film “Un Giorno di Ordinaria Follia“. Cosa spinga dei ragazzi a confrontarsi con le spranghe, con i coltelli, con le botte, è un vero e proprio dilemma. I fatti recenti di Colleferro e la tragica morte di un giovane ventenne, non hanno insegnato nulla. Quando scatta la miccia, spesso dovuta a futili motivi, non si riesce ad affrontare la questione con il dialogo e l’intelligenza, ma si sente la necessità di affermare la propria convinzione con la prepotenza. E il branco gioca un grosso ruolo.
“Questa società ha un’urgenza affettiva. – riferisce in un’intervista il dott. Giuseppe Veneziano, psicologo e psicoterapeuta – Il bambino prima e l’adolescente poi, vivono un forte scompenso legato alla discrepanza tra i propri reali bisogni e le scelte genitoriali. L’ansia, l’aggressività, la rabbia, spesso prendono il sopravvento perchè scaturiscono dal senso di inadeguatezza che il bambino ha provato crescendo“.
Anche le parole usate dal genitore nel linguaggio quotidiano sono di fondamentale importanza. “Le parole che si utilizzano per descrivere la propria esperienza – secondo il dr. Veneziano – creano le proprie convinzioni e, quindi, la propria realtà. Una volta che le esperienze hanno definito le convinzioni, sono le convinzioni a definire e creare la propria esperienza:si arriverà a scoprire, dunque, che qualunque cosa si creda vera, essa è vera per solo per se stessi.” La famiglia e le altre agenzie educative sono fondamentali per una crescita sana. Anche se parte di un branco sbruffone e prepotente, un ragazzo cresciuto con dei valori di rispetto e tolleranza non potrà mai partecipare a risse come quella di stanotte.
Gli adolescenti che vivono l’audacia e l’onnipotenza di uscire con un coltello in tasca dovrebbero avere la lungimiranza di comprendere che la situazione può capovolgersi in un istante e la lama potrebbe trovarsi puntata dall’altra parte…