Terza dose Pfizer: tra etica e possibili mutazioni del virus

Antonio Giordano - “Una lotta tra il diffondersi della variante Delta e la campagna vaccinale: resta il nodo di quanti richiami siano necessari e quali saranno gli effetti a lungo termine”.

La FDA ha approvato in via definitiva lunedì scorso la somministrazione del vaccino di Pfizer BioNtech contro il nuovo Coronavirus, estendendolo a tutti gli individui di età superiore ai 16 anni. Tale decisione supera l’autorizzazione già acquisita per il suo utilizzo in “emergenza” e la vaccinazione consigliata per individui adulti di diverse fasce d’età e raccomandata ai soggetti fragili e di età avanzata.

L’approvazione determinerà un incremento sull’andamento della campagna vaccinale, dissipando ulteriori dubbi circa la validità e la sicurezza di tale vaccino, e aprirà probabilmente la strada verso l’obbligo vaccinale del personale ospedaliero, scolastico fino ad arrivare ai pubblici uffici mentre già si parla di somministrazione della terza dose, laddove sia già stata inoculata la seconda a distanza minima di 6 mesi da quest’ultima.

Il risultato sullo studio israeliano sulla terza dose di vaccino Pfizer ha mostrato una efficacia contro il virus dell’86% tra gli over 60. Lo studio ha comparato 150mila persone a cui era stata somministrata la terza dose con oltre 675mila individui distinti per età genere cui era stata somministrata la doppia dose tra gennaio e febbraio scorsi e ha notato che nel primo gruppo, tra gli individui che avevano ricevuto la terza dose, i positivi al nuovo coronavirus erano 37, mentre nel secondo 1.064. Purtroppo, proprio in queste ore le nuove restrizioni introdotte non sembrano arginare l’ondata dei contagi in aumento vertiginoso anche tra i vaccinati con prima e seconda dose di vaccino contro Sars-cov2, tanto da aprire ad una terza dose anche tra i cittadini over 30.

Secondo il Premier Naftali Bennet si è in presenza di una lotta senza precedenti tra il diffondersi della variante Delta e la campagna vaccinale. In Francia, si sta valutando una terza dose di vaccino per gli over 65 e i soggetti fragili (cardiopatici, anziani, pazienti oncologici…). Anche in Italia si sta prendendo in considerazione la necessità di una eventuale terza dose di vaccino Pfizer solo nei soggetti fragili ed immunodepressi e non su larga scala.

L’esigenza di una terza dose porrebbe dei problemi di approvvigionamento di scorte laddove serve ancora completare la seconda somministrazione e solleva problemi etici come, ad esempio, se la necessità di una terza dose sia effettivamente necessaria o se in questa gara contro il tempo sia preferibile dare la priorità a vaccinare con prima e seconda dose di vaccino i paesi poveri. Le problematiche, oltre che etiche, si pongono anche laddove non vaccinando queste popolazioni avremo comunque possibili mutazioni da combattere. Quindi l’etica, l’opportunità e i dubbi su una pericolosa mutazione deporrebbero per una vaccinazione di massa dei paesi poveri. Di contro, i colossi farmaceutici assicurano di non avere problemi di approvvigionamento e affermano di riuscire a soddisfare la domanda, anche qualora fosse elevata.

Resta il nodo di quanti richiami siano necessari e se sia necessario vaccinarsi una volta l’anno per porre la parola fine e l’indice di tollerabilità di questa terza dose su un campione più rappresentativo, e soprattutto quali saranno gli effetti a lungo termine e l’impatto sulla Pandemia.

FONTE: La Voce di New York – Rubrica TERRA MEDICA

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