Ricevo e pubblico: *
“Ciao Giò, sono una docente di diritto e insegno in un Istituto Tecnico Statale dove, tra le materie del quinto anno dell’indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing, si studia anche Diritto pubblico e Diritto Costituzionale, insieme agli approfondimenti di Educazione Civica e Cittadinanza e Costituzione, che lo Stato giustamente ha inserito nei percorsi di studio degli studenti italiani.

Approfondendo anche i temi di attualità, che sono parte integrante dell’insegnamento di un docente responsabile, la nostra attenzione è caduta sui temi del cash-back (che è stato introdotto da una legge approvata in Parlamento) e sulla sua integrazione con l’art. 3 Cost. A dir la verità non ho saputo rispondere ai miei studenti che mi hanno chiesto se è normale e costituzionalmente corretto che lo Stato, e dico lo Stato, restituisca soldi a chi usa carte invece che altre forme di pagamento, quali contanti, assegni, bonifici. Se il bene acquistato da un cittadino ha un costo, non è legittimo lasciare che si paghi come si vuole? Non si comprende e non si giustifica perché chi usa la carta debba avere delle prerogative rispetto a chi non la usa. Credo che stiamo impazzendo. Che sia la banca a concedere ai propri clienti sconti e promozioni incentivandoli ad usare moneta virtuale, ritengo che sia legittimo, perché utilizza soldi propri. Ma che lo Stato, con i soldi dei cittadini, faccia una cosa del genere è veramente secondo il mio modestissimo parere, una violazione del principio di uguaglianza garantito dall’art 3 e in particolare del comma 2 dell’art 3 Costituzione. Un saluto”. *Pina D’Acunto