Antonella Iaccarino, 48 anni e Francesco Riccio, 53 anni, sono vicini di casa. Lui già noto alle forze dell’ordine é infastidito dalle modalità con cui la sua vicina stende il bucato. Da ciò che si narra, le lenzuola stese dalla quarantottenne impediscono il facile accesso dell’uomo al box auto. Da una lite condominiale all’omicidio il passo é breve. I fatti risalgono allo scorso 5 settembre e sono accaduti a Quarto: Riccio é stato subito arrestato dai Carabinieri dopo che, cosparso di liquido infiammabile l’auto della donna, le ha dato fuoco. Allertato prontamente il 118 dai vicini, Antonietta era stata trasportata prima al Santa Maria della Grazie di Pozzuoli e poi al Centro Grandi Ustioni del Cardarelli, ma é deceduta ieri mattina dopo circa 1 mese e mezzo di agonia.
Sono circa un milione le liti condominiali in Italia ogni anno, e quasi 500.000 quelle che approdano in tribunale. Lo rivela l’Associazione nazionale amministratori d’immobili (Anammi), segnalando come la pandemia abbia acuito i contrasti fra condomini.
A partire dalla lite condominiale più nota, quella della strage di Erba che ha portato due condanne all’ergastolo (OLINDO E ROSA), per l’omicidio di 4 persone, fra cui un bambino di appena 2 anni, il problema di fondo maggiormente trascurato é il disagio sociale che viene vissuto personalmente o da intere famiglie. In tutti i casi sfociati in aggressioni, fino a diventare tragedie, c’é una condizione personale ignorata o trattata con leggerezza, una esasperazione prolungata nel tempo di cui la società civile non si é fatta carico.
David Lazzari, il Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, ha dichiarato che “Il problema del disagio psicologico riguarda ormai amplissime fasce della popolazione, soprattutto giovanile. Il rapporto tra disagio e disturbi più strutturati e gravi è rappresentato dalla struttura dell’iceberg. I disturbi di ansia e depressione riguardano ormai il 17% della popolazione generale e il 25% dei giovani. Le situazioni di disagio psicologico sono ancora più diffuse e, se non trattate, destinate a trasformarsi in disturbi psicocomportamentali più gravi. Siamo molto preoccupati per le ricadute a medio termine di questa situazione. Questi numeri documentano un problema di salute che è anche sociale, che impatta su tutte le dimensioni della vita, le relazioni, lo studio, il lavoro, la salute nel suo complesso. Con costi umani, sociali ed economici ampiamente documentati“.
“Il Paese – continua Lazzari – non dispone di una rete di competenze in grado di agire attraverso una presenza appropriata nelle grandi infrastrutture sociali – la scuola, la sanità, il welfare, i servizi per l’occupazione e il lavoro – per fare prevenzione e promozione delle risorse psicologiche adattive a livello collettivo, per intercettare le forme di disagio in modo precoce ed efficace, per dare ascolto e sostegno a livello familiare ed individuale prima ancora di dover curare, ma anche per curare quando serve senza dover ricorrere solo ai farmaci. Non dispone di competenze psicologiche e psicoterapiche perchè nei servizi sanitari ci sono 5 mila psicologi, età media 58 anni, su 615 mila dipendenti del SSN, ovvero lo 0,8%; nella scuola, nel welfare o nei servizi per il lavoro queste figure sono quasi inesistenti”.
“E’ necessario che si abbandoni l’idea della Psicologia come lusso per pochi, che ne ha impedito sinora un uso sociale e adeguato, come risorsa diffusa per potenziare il benessere psicologico individuale e collettivo”.