Il Presidente del consiglio incaricato Mario Draghi, sta ipotizzando una modifica al calendario scolastico allo scopo di consentire agli studenti di “recuperare le settimane di lezione che sono andati perduti a causa della pandemia”. E’ pacifico analizzare tale affermazione da diversi punti di vista, in quanto differenti sono le riflessioni che tali ipotesi richiama.
La riflessione dal punto di vista di molti docenti interrogati, è di considerare tale possibilità altamente lesiva sul piano della dignità professionale: l’arrivo imprevisto ed impetuoso della pandemia da Covid 19 ed il conseguente lock down, hanno causato importanti conseguenze all’attività lavorativa degli insegnanti. Essi, senza perdersi di coraggio, hanno dovuto riformulare il proprio lavoro, sottoponendosi a turni massacranti di lavoro sincrono e asincrono e ad ore di confronto e di formazione. Ritenere che tali mesi “siano andati persi” è come mortificare l’impegno e la dedizione che la classe docente ha profuso nel periodo dell’emergenza. Come infatti afferma la segretaria nazionale della Cisl scuola Maddalena Gissi “di sicuro c’è bisogno di recuperare i ragazzi che non sono stati raggiunti dai docenti per motivi tecnici e per diversità di condizione socio-economica. E’ chiaro, però, che per questi casi saranno gli stessi professori ad attivare iniziative di recupero. Abbiamo bisogno di investimenti strutturali sulla scuola – continua la segretaria – capaci di risolvere i problemi che ci portiamo dietro da più di dieci anni, come i tagli che abbiamo subito dai precedenti Governi”.
Il punto di vista di molte famiglie, appare invece, differente: molti genitori ritengono che le scuole aperte offrano ai ragazzi uno spazio continuativo di crescita e di formazione. Essi hanno osservato con il fiato sospeso le reazioni dei ragazzi durante la DAD. Gli studenti hanno reagito in modo diverso; ma pare che la maggior parte desiderasse rientrare in presenza, perché il recupero della socialità si è manifestato come preponderante. Aldilà delle materie di studio, dunque, molte famiglie ritengono prezioso ed utile un prolungamento fino al 30 giugno delle attività, perchè esso dilaterebbe la riacquistata reintegrazione nell’ambiente “naturale” del bambino-adolescente. “Un Paese che non ha il coraggio di decidere, e anche di rischiare, per il benessere dei più giovani non ha né visione, né futuro” afferma la mamma di una liceale in una lettera affidata alla testata giornalistica “ORIZZONTE SCUOLA”. Le scuole aperte sono considerate, infatti, “uno spazio vitale e generativo e chi si occupa di educazione può mettere a disposizione competenza e tempo per ridisegnare delle traiettorie di ripartenza possibili per oggi e per il futuro della scuola”.
Qual è, infine, la posizione degli studenti? Benedetta frequenta la seconda media a Giugliano e da tanti mesi è in DAD. “Ho trascorso numerose ore davanti al pc, talvolta anche senza pranzare – afferma la studentessa – aggiungendo alla suddetta situazione altrettante ore dedicate allo svolgimento dei compiti assegnati. Sono totalmente contraria a questo eventuale prolungamento scolastico, non avendo avuto in DAD un attimo di respiro ora non vedo l’ora di riposare”. Anche Lara, studentessa del quarto anno al Liceo delle Scienze Applicate, si chiede il perché di questa scelta. “È forse a causa dell’opinione ormai diffusa che in dad non si fa nulla? – si chiede – Studenti e professori sono costantemente sottoposti ad uno stress assurdo da quasi un anno!” Contraria a questa ipotesi, evidenzia che “questa scelta non sarebbe possibile in tutte le scuole anche per una questione temperature. Specialmente le scuole del Sud avrebbero delle condizioni di studio disumane, non essendo dotate di impianti di climatizzazione.”
Un’ipotesi interessante da suggerire al Presidente Draghi ed al futuro Ministro dell’Istruzione potrebbe essere quello di scambiare i banchi a rotelle con impianti di climatizzazione?