Pozzuoli, Carcere: divampa la polemica sulla raccolta firme per la delocalizzazione

Leggere dell’iniziativa del consigliere comunale Morra, promotore di una petizione sul Carcere di Pozzuoli, mi rammarica molto. Addirittura avrebbe anche “incassato il parere favorevole di altri consiglieri comunali”? Fare demagogia è la modalità politica più semplice per comunicare e raccogliere i consensi. La storica Casa Circondariale femminile di Pozzuoli è un orgoglio per la città flegrea. E sapete perché? Perché la sua comunità, composta da dipendenti e volontari, ha rappresentato negli ultimi decenni la forma più nobile di recupero che una città potesse offrire ad un detenuto. I detenuti non sono la “feccia” della società, ma l’espressione di una rete che non ha funzionato. Di quella rete a cui noi tutti apparteniamo.

Nel mio libro “Anche in carcere Viene Natale” che invito tutti a leggere, racconto, grazie al filo diretto con le ospiti della Casa Circondariale, cosa ha spinto un detenuto a commettere il reato. Racconto che la “persona” che entra in carcere non è la stessa che esce. Perché grazie alla riabilitazione la vita offre loro nuove chances.

Sono volontaria di sostegno ed ho sperimentato in questi anni quanto la Casa circondariale di Pozzuoli sia una realtà virtuosa (con le sue eccezioni, ovviamente), perchè questa comunità ha saputo organizzarsi nel modo più produttivo che si potesse attivare in un luogo detentivo: la cooperativa Lazzarelle, la boutique rosa, la scuola, la pastorale carceraria… solo per citare alcune delle attività che motivano la detenuta, stimolandola a diventare una persona migliore.

Ho raccolto di seguito le riflessioni di alcune persone legate a questo luogo di detenzione.

Don Fernando Carannante – cappellano del Carcere:

‹‹Innanzitutto desidero ringraziare  il comitato “No alla riapertura del carcere femminile” di Pozzuoli (vedi Cronaca Flegrea 17 novembre 2024) per aver messo a fuoco il problema della situazione della Casa circondariale femminile di Pozzuoli, evacuata in seguito alla scossa sismica 4,4 del 20 maggio 2024 ore 20,10.

La mia non vuole essere una replica a chi sta promuovendo questa campagna alla non riapertura del carcere per distogliere l’opinione pubblica dai veri problemi che attanagliano la bellissima città di Pozzuoli. Consiglierei ai promotori di questo comitato di non puntare gli occhi solo sul carcere di Pozzuoli, certamente struttura molto appetibile e già segnalata dal sottoscritto in varie interviste, esortando le istituzioni a proteggere un bene a servizio della società civile, ma di allargare lo sguardo su tante altre strutture presenti sul suolo puteolano ristrutturate e abbandonate (vedi Istituto Carlo Rosini, Istituto Immacolata che doveva diventare la cittadella dello studente, il Rione Terra, il famoso Waterfront, ecc…) veri incubatori di denaro pubblico.

Chiedo al comitato “No alla riapertura del carcere femminile”, visto che hanno tanta voglia di organizzare cose così belle e importanti sopprimendo la Casa Circondariale femminile, perché non si organizzano per rivalutare ciò che è già stato ristrutturato e abbandonato?

Spero solo che il motivo della nascita di questo comitato non sia quello di allontanare dalla città di Pozzuoli una realtà carceraria che per tanti anni ha permesso a tantissime donne di rinascere e di ritornare a vita nuova attraverso tante iniziative di recupero della dignità della donna come la scuola, il caffè Lazzarelle, la sartoria, le sfilate di moda, le manifestazioni teatrali e religiose, che hanno permesso alla città di Pozzuoli di acquistare visibilità agli occhi non solo dei puteolani ma dell’intera nazione.

La Chiesa di Pozzuoli, grazie alla vicinanza del suo Vescovo Mons. Carlo Villano, non ha mai abbandonato le detenute attualmente ospitate nel carcere di Secondigliano e continua, attraverso l’opera del sottoscritto cappellano don Fernando e di numerosi volontari, ad accompagnare e sostenere queste donne che desiderano solo recuperare la propria dignità.

Noi, che non siamo un comitato ma semplici cittadini, animati da quei valori di accoglienza e ospitalità che ci hanno sempre caratterizzato come puteolani nel momento in cui San Paolo arrivò “prigioniero” a Pozzuoli “e qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana” (Atti degli apostoli 28,13-14), speriamo che la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli ritorni ad essere il cuore pulsante della carità della bellissima città di Pozzuoli>.

Angela Cicala – docente di Lettere nella Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli:

‹‹Che senso ha tenere a Pozzuoli il Carcere femminile? È la domanda che si pongono il consigliere Morra e Volpe e a sostegno della quale indicono una raccolta di firme. Chiedono una riqualificazione del sito a scopi sociali e turistici. Forse i soggetti, su citati, non conoscono o non hanno mai conosciuto l’eccellenza e la qualità socio-culturale che da sempre la Casa Circondariale ha attuato nel territorio flegreo.

I soggetti, su citati, ignorano che delocalizzare il carcere significa ghettizzare e giudicare col pregiudizio tipico di chi pensa che sia meglio buttare la chiave della cella, anziché “lavorare” per reinserire in società donne nuove; significa privare la città di un collegamento quotidiano con chi si impegna a guardare il mondo con occhi futuristici e lungimiranti che hanno, nel carcere, investito in una Scuola attiva e innovativa, di cui faccio parte, che da 30 anni opera ‘dentro’ e ha diplomato il numero più alto di detenute in Italia e che con una didattica laboratoriale, teatro, poesia, lettura, informatica, scrittura creativa, permette alle donne la promozione umana, innanzitutto, e poi quella scolastica. Significa distruggere chi coraggiosamente ha investito in una fabbrica del Caffè, del cioccolato, in una sartoria capace di fare lavorare le donne, assunte e pagate con contratto legale.
Significa fare entrare “dentro” da anni generazioni di studenti delle scuole superiori del territorio flegreo e non solo, dell’Università di Napoli e non solo per un confronto diretto sulla reclusione e su ciò che l’ha determinata, a dispetto di migliaia di parole inutili e teoriche spese a favore dell’inclusione degli ultimi, dei fragili, degli emarginati. Significa ignorare che la città di Pozzuoli ha goduto per anni del servizio esterno delle donne recluse nella pulizia di parchi, monumenti, del verde cittadino.

Avere un carcere nel circuito urbano rappresenta un valore aggiunto al senso civico e civile di una comunità, una forza in più, un vettore economico in più (da quando è stato evacuato, i commercianti della zona hanno avuto un decremento economico enorme: polizia penitenziaria, dirigenza, amministrazione, famiglie delle detenute, operatori volontari, docenti.. una città immensa venuta a mancare).

Pozzuoli e la sua classe Dirigente ha in bocca da sempre, in campagna elettorale soprattutto, parole come” rilancio turistico”, “promozione culturale dei giovani”… Parole vuote, promesse mai mantenute, forse perché incapaci di fare e progettare, nonché di operare in un territorio che straripa di Bellezza e di Archeologia, e potenzialmente attrattore straordinario di turismo e di denaro. Ora è il turno della struttura carceraria, ieri del Rione Terra, abbandonato a se stesso, deserto e senza vita, l’altro ieri di strutture meravigliose chiuse dall’83 e mai più riaperte, come i quattro cinema di cui Pozzuoli si vantava.

Sono sconcertata e amareggiata per una proposta che ancora una volta rivela una totale disattenzione verso una realtà che vede ognuno di noi responsabile, una proposta da parte di chi non ha mai messo piede nel carcere e non ha chiaro dentro sé il concetto di Futuro.

Il Futuro passa anche attraverso una concreta e luminosa visione di una politica riformista e realmente dalla parte della gente. Di tutta la gente. Libera e momentaneamente non libera>.

Nanà – detenuta presso la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, attualmente ai domiciliari, e fonte ispiratrice del libro di Giovanna Di Francia “Anche in Carcere Viene Natale”:

“Rigenerazione urbana? In due parole si racchiude tutto lo sconforto di centinaia di persone che hanno ruotato intorno alla casa Circondariale di Pozzuoli, oltre ad un pindarico progetto consumistico di chi ha promosso tale petizione richiamando l’attenzione dei cittadini, forse all’oscuro, distratti dalle nostre storie: fatiche, reinserimento sociale, lavorazione del caffè, laboriosi manufatti di sartoria, Istruzione, licenze medie conseguite da chi non sapeva né leggere né scrivere, corsi universitari. Donne che si laureano riscattando il loro passato: scuola di cucina, pizzeria, giardinaggio……allora?

“Rigenerazione umana”: forse era questo il vero obiettivo della petizione, petizione che ha tralasciato i cimeli che il carcere conserva: il premio del Presidente Mattarella conferito a chi ha creduto di industrializzare un’area del carcere con l’aiuto fattivo delle detenute, creando la torrefazione delle LAZZARELLE, oggi una realtà esponenziale sul territorio. Il Ministro , che ha più volte sottolineato l’esigenza della costruzione di nuove carceri per superare il sovraffollamento delle strutture. La Legge della Giurista Cartabia evidenzia sconti di pena e conferimento di pene alternative per i detenuti che intraprendono percorsi riabilitativi e di reinserimento.

Alla luce di quanto citato, il carcere di Pozzuoli ha tutti i presupposti e le carte in regola perché possa essere ristrutturato e tornare a vivere con le sue guardie e detenute.. defraudate di casa.. lavoro.. progetti e speranze…
Turismo, progetti sociali…..che quindi sovrastano i grandi risultati della giustizia riparativa….quella in cui quelle donne evacuate in poche ore hanno creduto. Ha un belvedere l’istituto in via Pergolesi? Certo ed é meraviglioso quando il sole si riflette sullo stendardo della bandiera che aleggia sul portone dell’Istituto……. Continua ad aleggiare tra vento e sole in attesa che tornino le sue donne…quelle che di coraggio ne hanno da vendere”….

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