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Pozzuoli: amministrazione comunale e associazioni uniti contro il Burnout

Il link della diretta per rivedere l’interessante conferenza

È un punto di partenza per Pozzuoli il convegno che si è svolto nel pomeriggio di ieri a Palazzo Migliaresi organizzato da FreePozzuoli ed OTAS. Quale lavoratore può dirsi immune dalla Sindrome del Burnout? Le categorie più colpite sono SCUOLA e SANITÀ, ma gli ambienti di lavoro si fanno sempre più difficili e ostili in tutte le categorie.

Molto interessanti gli interventi della dott.ssa Patrizia Somma, psicologa e psicoterapeuta, e dell’avv. Domenico Carozza, giuslavorista. Accolta con favore la disponibilità dell’assessore Giacomo Bandiera, a nome dell’Amministrazione, di sostenere il progetto di sperimentazione se ci sarà l’adesione delle scuole, nonché di coinvolgere l’Asl per un sostegno concreto.

Da insegnante elementare posso rappresentare la problematica sintetizzandola in una metafora: siamo soldati mandati in guerra, ma abbiamo armi prive di munizioni. Chi sopravvive? Solo uno stratega bellico…

Gli ambienti scolastici sono complessi perché sono tante le dinamiche di confronto: con gli alunni, fra colleghi, con la dirigenza, con il personale scolastico, con i genitori. Nessuna altra categoria più della nostra è meritevole di essere sostenuta da equipes di esperti e da corsi sulla comunicazione.

Ma i grandi assenti di oggi a Palazzo Migliaresi sono stati proprio docenti e dirigenti. Entrambe le categorie erano state prontamente informate da tempo dell’evento. Ma come spesso accade anche in altri ambiti, il personale scolastico tende a subire passivamente le problematiche (principio della rana bollita). Eppure siamo noi docenti a dover insegnare e trasferire alle scolaresche valori che noi stessi, talvolta, non siamo in grado di professare.

Da dove nasce lo stimolo ad affrontare il problema? Dalla consapevolezza che esiste il problema stesso. E cosa può darci questa consapevolezza? La formazione, l’attenzione alle malattie mentali e alle sofferenze psicologiche verso le quali, purtroppo, sussiste ancora un forte pregiudizio.

”Qualcuno stasera elencava le tribolazioni patite da una popolazione provata a più riprese dal bradisismo – dichiara Domenico Pietronudo, ex operaio della SOFER –individuato tra i fattori scatenanti di esaurimento e stress fisico e mentale. Giova ricordare che i puteolani hanno sopportato con abnegazione il sacrificio della “deportazione” sul litorale Domizio negli anni 83/84, periodo che ha costretto migliaia di lavoratori e studenti ad andirivieni quotidiani da Torre di Pescopagano a Pozzuoli; le fabbriche erano aperte e gli operai, nonostante le oggettive difficoltà logistiche, contribuirono a fare diminuire il tasso di assenteismo, mentre interi plessi scolastici vennero allocati sulla riviera domizia con le ovvie e similari difficoltà per corpo insegnante e studenti, tanti dei quali oggi si ritrovano ad insegnare e vivere daccapo lo spettro del fenomeno della terra ballerina dopo gli anni devastanti della pandemia e con la ciliegina sulla torta di una guerra che non accenna a sgonfiarsi. A questo aggiungiamo la progressiva e costante perdita di autorevolezza della figura dell’insegnante, relegato ormai dal senso comune ad un ruolo sempre meno carismatico e privo di stima in nome di una “falsa democrazia” che vede un’ingerenza sempre maggiore di genitori: essi vedono la scuola come un parcheggio ed i docenti come custodi, ai quali si può rimproverare tutto (non provate a fare il contrario, per carità) in nome di questa deriva, figlia di rapporti distorti tra le parti”.

Urge sottolineare – continua Pietronudo – che a tutto ciò si aggiunge una retribuzione tra le più basse d’Europa, un sistema scolastico fatto sempre più di burocrazia cartacea/telematica e strutture scolastiche al limite della decenza, tutto ereditato dai continui tagli ai “bilanci bipartizan” della scuola. Gli insegnanti sono deboli e sempre più soli, chiusi nella bolla della propria insoddisfazione e l’unica strada per uscirne è quella di riconoscersi come classe nell’accezione marxista del termine. Solo se cominciano a prendere coscienza del proprio ruolo, della propria importanza e cominciano a rivendicare i propri diritti, a scuotere le coscienze ed organizzarsi potranno cominciare a vedere i frutti dei propri sacrifici. Devono riuscire ad immaginare un futuro diverso e devono propagandarlo, in quanto nessuno regalerà mai loro alcunché. Gli operai solo attraverso la mobilitazione sono riusciti ad ottenere condizioni di lavoro migliori, sono riusciti ad immaginare qualcosa che prima non c’era, hanno costretto il sindacato a mettere nella loro agenda i loro problemi e farne il faro da cui farsi guidare.

Ben vengano – conclude Pietronudo – una serie di questionari tesi ad analizzare le tipologie di disagio e stress degli insegnanti, l’importante è che non ci si limiti a produrre studi e documenti ma che si mettano in campo idee nuove, magari spiazzanti, e che si cominci a capire che soli siamo indifesi, solo l’essere organizzati da forza, solo il gruppo ha voce più potente”.

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