Dalla Primavera 2024, durante la quale nell’area flegrea si sono registrati terremoti di magnitudo superiore a 4, l’attività del vulcano si è mantenuta costante e considerata di livello medio-basso dal Direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito, anche se il sollevamento del suolo, dal mese di agosto 2024, é sceso ad 1 cm al mese, rispetto ai 2 cm al mese della fase precedente.
Attraverso diversi mezzi di informazione, in questi giorni si sono diffuse notizie in merito alla variazione della concentrazione di zolfo nelle fumarole flegree, notizia che ha sollevato il dubbio se il fenomeno sia attribuibile alla risalita di gas o di magma.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il prof. Giuseppe De Natale, già Direttore dell’Osservatorio Vesuviano e attualmente Dirigente di Ricerca presso l’INGV, che ci ha rilasciato tale dichiarazione:
“Il nuovo lavoro scientifico evidenzia un forte aumento di Zolfo, nella forma di acido solfidrico (H2S), ma non risolve il problema di discriminare se l’attuale fase di unrest sia legata a fenomeni idrotermali e/o ad una diretta intrusione magmatica. L’aumento di zolfo può essere dovuto a vari fattori, tra cui la ri-mobilizzazione di zolfo per il riscaldamento e la fratturazione delle rocce, e l’arrivo, nella camera magmatica principale localizzata a 7-8 km, di nuovo magma. L’arrivo di nuovo magma nel serbatoio principale può spiegare il forte aumento di flusso di composti dello zolfo, che arrivano in superficie sotto forma di acido solfidrico. Questi nuovi dati, in conclusione, sono certamente molto interessanti ma il loro studio, comparato con tutti gli altri dati geochimici e geofisici, dovrà essere approfondito dalla ricerca futura. Questi dati, a mia conoscenza, furono già menzionati e considerati anche in una riunione di Protezione Civile e Commissione Grandi Rischi che si tenne a fine Ottobre 2023, dopo i primi forti terremoti, di magnitudo maggiore o uguale a 4, avvenuti a Settembre-Ottobre di quell’anno. Io ed altri colleghi chiedemmo infatti di poter analizzare questi nuovi dati, ma ci fu risposto che, essendo stati raccolti nell’ambito di progetti esterni, avremmo dovuto attendere la loro pubblicazione. Ora, noi ed altri gruppi di ricerca potremo analizzarli e, sperabilmente, ricavare altre nuove, importanti informazioni sul bradisisma in atto“.
Emerge con chiarezza una posizione confortante del vulcanologo, il quale riferisce che questi nuovi dati, essendo già stati considerati dalla Commissione Grandi Rischi che si riunì a fine Ottobre 2023 (CLICCA QUI per leggere la relazione), non condussero alla modifica del livello di allerta che rimase di colore giallo. Il lavoro appena pubblicato utilizza dati raccolti fino a fine 2022, quindi certamente già considerati dalla Commissione in quella riunione.
La pubblicazione effettiva di lavori scientifici, specie su riviste del gruppo Nature, può avvenire anche dopo oltre un anno, o anche più, dalla sottomissione del lavoro alla rivista. “La cosa invece che sarebbe molto importante in questa fase critica del bradisisma – conclude De Natale – è la distribuzione in tempo reale, a tutta la comunità scientifica, di tutti i nuovi dati, anche quelli rilevati nell’ambito di progetti di ricerca specifici non finanziati dal DPC. Altrimenti, questi dati rischiano di essere accessibili per l’analisi da parte di tutta la comunità scientifica (passo fondamentale nella ricerca scientifica, per poter realmente certificare scientificamente ogni nuova ipotesi) con ritardi anche di anni“.
De Natale: “È evidente a tutti che da un momento all’altro può avvenire un terremoto più forte”