È morto a 79 anni Raffaele Cutolo, il boss della Camorra. Ha portato con sé nella tomba l’infamia di reati orrendi, dei quali non si è mai pentito. “O’ professor della Camorra” ha trascorso 58 in carcere, con due brevi parentesi di libertà. I social sono pieni di ingiurie. Quando si parla dei detenuti, si parte sempre da posizioni viscerali, istintive. Ma il carcere non è la giusta scelta di una società civile, è il suo ripiego, laddove tutte le altre strade risultano fallimentari. “Devono rinchiuderlo e buttare via la chiave”… è una frase senza perdono, senza riscatto sociale e chi la pronuncia scende al livello del condannato.
La giustizia riparativa, che avanza sempre di più nelle società civili, è quanto di più bello e ambizioso si possa realizzare in uno Stato Occidentale. Ci si avvicina ad “una giustizia senza spada”. La giustizia riparativa è l’occasione per ricucire la frattura provocata dal reato, rinsaldare il “patto di cittadinanza”, aumentare il senso di benessere dei cittadini, abbassare la recidiva e, più in generale, la conflittualità diffusa, e, nel contempo, favorire una rieducazione del soggetto destinatario di una condanna penale, in vista della sua piena reintegrazione nel tessuto sociale.
Questi principi andrebbero studiati nelle scuole. La delinquenza, la mafia, la violenza in generale sono il fallimento di uno Stato privo di un progetto di intervento e che non ha alternative alla fallimentare detenzione.
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