Morte volontaria medicalmente assistita: il SI della Camera dei Deputati

253 SI e 117 NO aprono uno spiraglio di speranza a tanti malati che chiedono la restituzione della propria dignità ed il diritto di morire

Un’ordinanza della Corte Costituzionale  del novembre 2018 sollecitava il Parlamento ad intervenire con un’apposita norma per regolamentare l’annoso capitolo del fine vita.
Finalmente ieri un primo passo con una faticosa approvazione del testo sul suicidio assistito da parte della Camera. 253 SI e 117 NO, con un astenuto. In favore del provvedimento si sono schierati anche sei deputati di Forza Italia e cinque di Coraggio Italia, mentre dentro Italia Viva (che aveva lasciato libertà di voto) in sette hanno votato contro. Ora la legge passa al Senato dove in passato già questioni complesse come questa, hanno frenato la corsa di un cambio radicale di vedute (si pensi al DDL ZAN).

La Corte Costituzionale era intervenuta anche nel 2019 nel caso del suicidio assistito di DJ FABO. Nell’ordinanza dichiarava parzialmente incostituzionale il reato di aiuto al suicidio ed indicava al Parlamento quattro pilastri per una legge sul suicidio assistito: che il paziente sia in grado di intendere e volere; che sia affetto da una malattia non reversibile; che abbia sofferenze psichiche o fisiche intollerabili; che dipenda da presidi vitali. Una garanzia riconosciuta dai deputati è la possibilità di obiezione di coscienza per i sanitari, richiesta anche dalla Cei. Inoltre è stato previsto che le sofferenze del paziente siano “fisiche e psichiche” e non “fisiche o psichiche”; e ancora, il paziente deve essere tenuto in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale. Il sì della Camera accorcia le distanze tra le istituzioni e il Paese che da anni chiede a gran voce la regolamentazione della materia. Si auspica che il Senato approvi il testo così come è, onde evitare rimbalzi tra le 2 Camere che dilaterebbero ancora i tempi e la sofferenza dei malati.

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