Diverse Associazioni mediche e molti operatori impegnati nei vari settori del Sistema Sanitario hanno sottoscritto un appello, che fa seguito a quello dei medici israeliani, di non procedere alla vaccinazione anticovid 19 dei bambini. Nel contempo dichiarano la disponibilità a discutere le strategie per sconfiggere il virus e rifiutano strumentalizzazioni antivacciniste.
L’appello parte della considerazione che i vaccini stanno riducendo i casi gravi di malattia e di mortalità. La vaccinazione non comporta sostanziali benefici ai bambini, che non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del virus. Inoltre è sconosciuta la durata e l’efficacia anche per le varianti finora emerse; non è stata stabilita, ad oggi, la necessità e la frequenza di dosi di richiamo per mantenere l’immunità ed è ignorato l’effetto di una eventuale immunizzazione periodica.
In queste condizioni di incertezza, i firmatari dell’appello ritengono che non sia opportuno esporre i bambini a rischio di eventi avversi, anche se in parte reversibili, ed al rischio di complicazioni a lungo termine non ancora individuati, ma possibili.
“ I vaccini anticovid-19 sono tuttora oggetto di sperimentazione – si legge nell’appello – ed hanno ricevuto autorizzazioni condizionate da parte dell’EMA perché i dati attuali di sicurezza ed efficacia sono insufficienti per approvazioni complete….” . Ed ancora: “Temiamo che in questo momento ci sia una sottostima degli eventi avversi. Reazioni anafilattiche, che possono essere mortali se non trattate subito in modo efficace, insorgono in pochi minuti od ore dopo la vaccinazione. Non sono immediati, e per questo ancora sconosciuti, altri effetti gravi, ad esempio, sulle piastrine o sulla pressione arteriosa……..C’è la teorica possibilità di ADE, con rischio di malattia polmonare più grave quando un vaccinato incontra i virus circolanti…….Esiste, infine, il rischio di reazioni autoimmuni attraverso un priming patogeno per somiglianze con proteine umane…..”.
Sono alcune motivazioni per cui il principio di precauzione impone di “non cedere alla fretta di vaccinare i bambini finchè non si avrà una conoscenza sufficiente delle implicazioni di questa vaccinazione”.
L’appello chiarisce anche la percentuale di efficacia dei vari vaccini e le difficoltà di poter raggiungere l’immunità di gregge a seguito delle continue varianti. Nella parte finale dell’ appello viene riportata una affermazione molto forte: “I bambini non sono i più colpiti da questa pandemia, ma rischiano di essere le sue più grandi vittime”. L’imperativo ippocratico “primun non nocere” è un principio basilare per ogni medico e dovrebbe esserlo anche per ogni provvedimento di sanità pubblica. Il numero di vaccini da inoculare (NNT) ai bambini potrebbe essere molto alto per evitare loro un caso di COVID-19. In ogni caso –conclude l’appello – noi continueremo ad impegnarci per promuovere un’alimentazione sana e stili di vita adeguati a preservare le fisiologiche capacità difensive dell’organismo contro tutte le infezioni e anche contro le malattie croniche e degenerative”. Questo appello provocherà certamente discussioni e polemiche, ma per le motivazioni addotte è ampiamente condivisibile.