Luongo: “Ritengo poco probabile un terremoto di magnitudo 5”

Il bollettino settimanale dell’Osservatorio Vesuviano e la relazione di Giuseppe Luongo al convegno Bradisismo e Prevenzione

L’Osservatorio Vesuviano ha pubblicato, come ogni martedì, il bollettino settimanale riferito alla settimana 29 dicembre 2024 / 5 gennaio 2025. Sono state registrate 24 scosse, la più forte di magnitudo 2. Per il sollevamento è confermata la media mensile di 10 mm. Non vi sono variazioni per i parametri geochimici e per la temperatura. Non ci resta che attendere l’avvio delle procedure per i fabbricati privati sgomberati e la conoscenza delle condizioni degli altri fabbricati per rendere sicura la città.

Intanto riportiamo l’intervento del Prof. Giuseppe Luongo al Convegno BRADISISMO E PREVENZIONE presso l’Hotel Neronensis lo scorso 17 dicembre.

“A proposito di previsioni, ai diversi livelli di allerta forniti dalla comunità scientifica di oggi manca la quantificazione del massimo terremoto atteso durante la crisi prima di un’eruzione, ovvero, quale sia il livello della sismicità che ci aspettiamo nella fase critica. Mancano modelli da cui possa ottenersi questo dato, non abbiamo parametri né dati quantitativi che ci indichino quale sia il modello pericoloso. Tra gli obiettivi-doveri della Protezione Civile ci sono: il soccorso, la prevenzione e la previsione. La previsione é fondamentale per la scelta del livello della prevenzione.

Come si fa prevenzione sismica? Innanzitutto verificando la vulnerabilità degli edifici non solo staticamente ma anche dinamicamente. Quindi individuare degli edifici campione e monitorarli nel tempo per poter giungere ad una previsione statistica della vulnerabilità del patrimonio edilizio.

La vulnerabilità non é un valore assoluto. E’, a mio parere, un dato relativo che dipende dalla magnitudo del massimo terremoto atteso. Come fare il calcolo della massima magnitudo attesa? E’ necessario che la comunità scientifica apra un dibattito. La previsione relativa ad una magnitudo massima attesa pari a 5.1, è associata ad una faglia di notevoli dimensioni per il territorio dei Campi Flegrei, ma secondo me in quest’area le rocce non hanno le caratteristiche di rigidità tale da avere una faglia di dimensioni grado di produrre un terremoto di questa magnitudo. Quindi se non siamo in grado di stabilire quale sia il terremoto massimo atteso possiamo intervenire sulla vulnerabilità degli edifici, scegliendo un valore di magnitudo ragionevole.

La prima ipotesi sulla genesi del fenomeno del Bradisismo può essere fatta risalire alla metà dell’800 quando Babbage, uno scozzese che analizzò il Serapeo, riferì che il riscaldamento delle rocce avrebbe prodotto il sollevamento del suolo. Poi più tardi un vulcanologo, Mercalli, a inizio ‘900, disse che la zona é caratterizzata da attività solfatarica (cioè idrotermale) e quindi avrebbe raggiunto la fase finale della vita del vulcano. Durante le crisi degli anni ’70 il punto di riferimento diventò il Monte Nuovo e quindi si cominciò a considerare nuovamente l’azione del magma. Io mi avvicino molto alla tesi dell’azione del magma e ritengo più lontana dal mio pensiero quella dei fluidi. Negli anni ’80 il nostro Appennino era sottoposto a forti sforzi, tant’è vero che in Irpinia si generò un terremoto di magnitudo 6.9. La deformazione della crosta in Appennino e nella costa Tirrenica potrebbe aver consentito al magma di raggiungere una condizione di minore pressione favorendo la sua migrazione verso la superficie, fino ad arrestarsi alla profondità alla quale la sua densità è uguale a quella delle rocce sovrastanti.

In conclusione, io ritengo poco probabile che si possa arrivare ad un terremoto di magnitudo 5 perché la quantità di energia da liberare con il terremoto deve investire un importante volume di rocce, pari a quello di tutta la caldera fino alla profondità di 3 km. Secondo uno studio che ho condotto negli anni ’70 la magnitudo massima che si può generare nei Campi Flegrei é di 4.4. Purtroppo non c’é un’apertura nella comunità scientifica tale che si possa procedere ad uno scambio di dati e la Protezione Civile purtroppo non agevola tale operazione”.

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