Lello Lopez, artista puteolano, in “TERRE EMERSE”

Una interessante produzione artistica di Lello Lopez nella seconda mostra personale, dal titolo Terre emerse, è allestita nelle sale della Shazar Gallery, nella sede di Napoli, fino al 7 dicembre 2024.

L’iniziativa dell’artista puteolano rispecchia la realtà in cui vive la sua città per cui conduce i visitatori in un percorso di immersione che il territorio dei Campi Flegrei sta vivendo e che subisce da sempre.

I fenomeni hanno portato l’artista ad una serie di riflessioni esistenziali e psicologiche che mettono a dura prova certezze, verità acquisite e valutazioni, ma anche semplici pensieri, fantasie o entusiasmi.

Il tempio di Serapide, il castello di Baia e altri luoghi del litorale flegreo, rappresentati in antiche stampe del 1700, sono la base su cui l’artista applica il colore, dove licheni e piante rampicanti emergono in primo piano, restituendo una visione ibrida del paesaggio, sia contemporanea, sia antica. Questa sovrapposizione “spazio-tempo” innesca nell’osservatore diversi spunti di riflessione.

Ciò che contraddistingue la società attuale rispetto a quella di quasi trecento anni fa è la diversa percezione visiva del territorio. Il processo di urbanizzazione di queste zone nel secolo scorso ha comportato un incremento demografico e delle unità abitative, modificando l’architettura del paesaggio. Il bradisismo e le continue scosse sono soltanto un “avvertimento” della Natura all’azione umana.

Se da una parte, nel 1700, il paesaggio rurale e la presenza dei ruderi archeologici, visibili nelle stampe, generava meno danni strutturali e un approccio differente da parte della comunità, dall’altro, l’elemento di congiunzione fra la antica e l’odierna società è la componente psicologica.

È un luogo, quello dei Campi Flegrei, che mette in discussione qualsiasi valore. Fondamentale nelle opere dell’artista è la percezione del tempo, non solo inteso come periodo storico, ma anche come fonte ciclica dell’esistenza, in cui il passato che riemerge porta con sé un senso di precarietà e un destino ineluttabile che, mette in discussione l’attuale visione antropocentrica (dell’uomo come misura di tutte le cose).

È la Natura e la sua imprevedibilità a sovvertire tutti gli schemi, distrugge l’esistente e deforma la realtà, dando vita ad una nuova morfologia e ad una reinterpretazione del territorio, ribaltando completamente la volontà umana.
Nelle sue tele, Lello Lopez rappresenta in superficie una natura viva e rigogliosa che si riappropria degli spazi in maniera subdola, celando la parte più pericolosa, quella del sottosuolo.

Come il regista Paolo Sorrentino (1970) riproduce nel film Parthenope una realtà in cui la città si identifica nelle sembianze di una sirena, di una donna in carne ed ossa, così Lopez mostra attraverso la propria creatività, il rapporto simbiotico e identitario fra gli abitanti flegrei (dal greco flegraios, “ardente”) e la Natura. Entrambi mostrano una fluida potenza narrativa, soprattutto grazie alle loro analisi.

Raccontano e omaggiano il territorio dalla quale provengono (in Sorrentino, Napoli è anche criticata), attraverso una profonda conoscenza delle comunità che ci vivono e ne rivelano l’indiscutibile e invidiabile ricchezza: ci si avvicina a quella magìa che solo gli autoctoni conoscono. Ed è una magìa dettata dal respiro del mare, dal calore della gente, dalla malinconia di alcuni luoghi, dall’eternità delle sue storie.

Arte e Terre emerse. Lello Lopez

Si ringrazia ART A PART OF CULTURE

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