La profonda riflessione di una lettrice del blog inviata a Michele Serra, il giornalista che nella sua rubrica del Venerdì di Repubblica definisce “cani e gatti accessori degli umani se….”.
Ricevo e pubblico*
“Gentile Serra,
sono una docente di Lingua e Letteratura italiana in un Istituto di Istruzione secondaria Superiore e seguo, da tempo, con immutato interesse la sua Rubrica e quelle dei suoi colleghi C. Maltese, F. Ceccarelli, D. Bianchi, N. Aspesi,V. Lingiardi, M. Bucchi nonché tutti gli articoli del “Venerdì” di “Repubblica” che si offrono quale irrinunciabile momento di approfondimento e riflessione. Quasi sempre concordo con lei. Nel rispetto delle convinzioni altrui, mi permetto, tuttavia, di dissentire, in parte, con la sua risposta e quasi totalmente con quanto affermato dal lettore Maurizio Garbin (Spinea) nella sua lettera pubblicata sul settimanale del 4 Giugno e intitolata “Gli animali di casa diventati accessori”. Il lettore in questione si è detto infastidito, fino a volerli proibire, da alcuni spot pubblicitari, quelli in cui si usa il termine “pet” (ma non è l’unico vocabolo mutuato dalla lingua inglese), quello in cui una ragazza dice a sua madre che coloro che amano gli animali si riconoscono subito, quelli in cui viene proposta un’offerta molto variegata di prodotti alimentari per i nostri amici a quattro zampe. Non v’è chi non possa condividere l’opinione che la tendenza ad “umanizzare” gli animali domestici, riducendoli ad oggetti, vada rigettata. Ma il principio da cui trae ispirazione l’intero contenuto della missiva è, per me, inaccettabile: la visione antropocentrica del mondo. L’idea che l’uomo sia al centro dell’Universo e ne sia il padrone è quella che ha determinato i disastri ambientali di cui siamo tutti vittime: deforestazione, riscaldamento degli oceani, isole di plastica, riduzione della biodiversità, inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra. In questa sede, occorrerà soffermarsi sugli animali perché questo è il tema suggerito dal Signor Garbin. Quando egli sostiene che vorrebbe chiedere alla ragazza del messaggio televisivo “…se anche quelli che amano gli esseri umani si riconoscono subito...” credo che abbia voluto solo avanzare una innocua provocazione perché per un gatto che, in una pubblicità, mangia in un piatto bianco, ci sono cento cani alla catena che bevono in secchi ricolmi di acqua melmosa, cento Koala ustionati negli incendi in Australia, cento gatti neri impiccati ai pali delle periferie, cento leoni costretti a passare in un cerchio di fuoco, cento elefanti uccisi per un corno d’avorio, cento tori massacrati in un’arena per puro divertimento, cento puma che impazziscono in una gabbia dello zoo, cento maiali macellati con orrore, cento galline maltrattate in alcuni allevamenti intensivi, cento martore scuoiate per un cappotto, cento orsi polari disperatamente aggrappati a zattere di ghiaccio, cento cuccioli di foca uccisi a bastonate, cento cavalli “stramazzati” per la fatica. Io accolgo, dunque, con favore, l’immagine pubblicitaria che, sia pure per fini commerciali, educa lo sguardo e la mente delle nuove generazioni al rispetto delle altre creature. La specie umana è partecipe dell’ecosistema e interagisce con tutti gli organismi viventi che ne fanno parte e che lo compongono. Non domina, condivide il Pianeta. Sono questi i concetti per cui mi batto quotidianamente e che cerco di trasmettere ai miei allievi attraverso il dialogo formativo, soprattutto, nell’ambito dei percorsi interdisciplinari riservati all’insegnamento di Educazione Civica. Tali concetti, purtroppo, non nutrono un pensiero diffuso né disegnano schemi comportamentali, ormai, acquisiti. Essi rappresentano conquiste ancora lontane o non compiutamente realizzate. A conferma di ciò, si presentano le ultime righe dello scritto del Signor Garbin: “ Che un gatto sia nutrito meglio di tanti poveri cristi, non solo nel terzo e quarto mondo, è uno scandalo che grida vendetta, ma guai a chi osa dirlo”. Non solo io che sono profondamente cristiana, ma anche i laici illuminati, tutti quelli che aspirano a vivere una cittadinanza etica oltre i confini territoriali e biologici scelgono l’armonia del cerchio e non l’acuminata gerarchia della piramide. Non graduatorie ma consonanze, non classificazioni ma euritmie, non suddivisioni ma senso di appartenenza. Ci sono persone, ed io tra queste, che danno voce alle associazioni sorte per la difesa dei diritti umani, sostengono le missioni in Africa, sottoscrivono adozioni di bambini a distanza e, nel contempo, sono soci di organizzazioni che si pongono a tutela dell’ambiente e degli animali. Un impegno non esclude l’altro. Il vincolo di parentela che accomuna tutti noi abitanti della Terra è la vita e della vita tutti siamo eredi. La lascio con i primi due versi della lirica Valore tratta dalla raccolta “Opera sull’acqua e altre poesie” di Erri de Luca che, in sintesi estrema, come solo la poesia può e sa fare, riassume il mio sentire: “Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. /Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.” Il Regno vegetale, il Regno minerale, il Regno animale, Cielo, Terra e Sottoterra e l’Uomo che diventa tale solo quando, in virtù della sua legge morale, tutto contempla, tutto contempera. In un mirabile e sublime equilibrio. Nel ringraziarla per l’attenzione accordatami, le giungano i miei più cordiali saluti”.
*Marilena Cicala