Mi sono sottoposta al secondo step del mio TSO. Ho completato il ciclo vaccinale, come previsto dalla norma che lo ha reso obbligatorio per la mia categoria. Ho dovuto scegliere: il lavoro o il rispetto del mio “sentire”, delle mie idee. E mi sono fatta violenza, perché senza lavoro non posso vivere. Non solo perché mi mancherebbe una fonte di reddito, ma perché il lavoro stesso è la mia ragione di vita. Sorrido quando sento al TG che “ai bambini viene chiesto di esprimere parere in merito al vaccino”. Come se il parere di noi appartenenti alle categorie obbligate avesse avuto un peso. La differenza è questa: prima andavamo a lavorare con tampone negativo ed ora no. Ecco lo Stato a cui apparteniamo: non è la salute pubblica che questo vaccino difende, ma il Dio Denaro, quello che muove il mondo. Non sono gli interessi dei cittadini ad essere presi in carico, ma solo quelli di Big Pharma, il Grande Fratello mondiale, il burattinaio del pianeta, la gallina dalle uova d’oro. E in virtù di questo principio ieri sono stata allontanata da un noto bar di Pozzuoli. Secondo l’app del gestore, il mio green pass non risultava valido. Il gruppo con il quale dovevo incontrarmi era già seduto al tavolino, mentre io al varco ero bloccata. Un’amica mi ha raggiunta e, con il suo telefonino dove era presente l’APP “Verifica C19”, dimostrava al giovane gestore il colore verde della mia certificazione. Ma non c’è stato verso: in barba ad ogni principio di buon senso e soprattutto di PRIVACY, alla mercé di tutti i presenti, continuava a ripetere che “avevo solo una vaccinazione e quindi non potevo entrare”. La persona in questione, infatti, utilizza un’app che individua anche dati personali e sanitari.
Utilizzo il blog, di cui d’altra parte sono proprietaria, per sperare di erudire coloro che sono ancora nell’ignoranza più cieca: alla voce “Chi può ottenere la certificazione verde” (clicca qui) del link relativo alle FAQ del Governo, è possibile approfondire l’annosa tematica. La guerra tra poveri è solo un’arma in mano agli stolti.