Durante la delicata fase della pandemia sono emersi molteplici problemi, ritardi ed inefficienze anche per l’assenza di un piano pandemico aggiornato, che hanno provocato migliaia di morti. Chissà quali sarebbero oggi i numeri se avesse funzionato una efficacia medicina territoriale con assistenza domiciliare. L’AIFA, l’Agenzia Italiana per il Farmaco, aveva emanato un protocollo per i medici di base che indicava una “vigile attesa e paracetamolo” nelle prime 72 ore dalla manifestazione dei sintomi del virus Covid-19. Tale decisione non era stata condivisa dal Comitato Cure domiciliari Covid-19 e per tale motivo era stato presentato ricorso al Tar del Lazio. Lo scorso 4 marzo il TAR aveva adottato una sospensiva cautelare accogliendo il ricorso ed aveva raccomandato un approfondito esame nella sede di giudizio di merito.
Contro questa decisione il Ministro della Salute ed AIFA avevano presentato appello al Consiglio di Stato. La Terza sezione, nei giorni scorsi, ha annullato la decisione del Tar con la motivazione che fino alla definizione nel merito del Tar, previsto per luglio, sarebbero venute meno le linee guida fondate su evidenza scientifica. Inoltre, secondo il Consiglio di Stato, il protocollo non pregiudica l’autonomia dei medici nella prescrizione, in scienza e coscienza, della terapia ritenuta più opportuna.
A distanza di oltre un anno, nella considerazione delle difficoltà riscontrate per alcuni vaccini e per l’approvvigionamento degli stessi, sarebbe stato utile che gli scienziati, impegnati per molte ore al giorno nelle varie trasmissioni televisive, avessero dedicato maggiore attenzione alla terapia per debellare il virus, alle varie sperimentazioni, che pur si sono verificate, come l’utilizzo degli anticorpi monoclonali e del plasma iperimmune dei contagiati poi negativizzati.
Intanto nei cittadini cresce la sfiducia sui vari interventi che non hanno prodotto risultati soddisfacenti, considerando che, nonostante varie forme di restrizioni, si registrano ogni giorno migliaia di contagi e centinaia di morti. E poi si aggiungono le varianti che fanno sorgere dubbi sull’efficacia dei vaccini e sulla durata dell’immunità.
Ed allora, senza nulla togliere all’importanza del vaccino, sarebbero consigliabili meno comparse televisive degli esperti e maggiori approfondimenti sulle terapie di un virus che, purtroppo, secondo gli scienziati, ci accompagnerà ancora per diverso tempo.