“Amó sali, si è addormentato”. Così dà il via libera alla mancata strage una ragazzina al suo innamorato, ma il piano non viene portato a termine perché viene ucciso “solo” il papà di lei. La vicenda, che si è consumata nel pieno centro di Avellino e che ha portato all’arresto dei due fidanzati, evidenzia l’inquietudine che vive nell’animo di una figlia che cova odio e rancore verso chi gli ha dato la vita; e la subalternanza emotiva di un giovane che, soggiogato dalle prospettive di libertà rimarcate dalla donna amata, non pone limiti al superamento di ostacoli che la famiglia di lei aveva opposto alla relazione tra i due.
Quando accaddero i fatti di Novi Ligure e la strage familiare di Erika e Omar, il mio animo ne uscì turbato da figlia. Oggi, da madre, mi chiedo come sia stato possibile in due famiglie non cogliere i segnali di tanta follia. Mi chiedo quanta responsabilità ci sia nelle famiglie se nello scambio quotidiano di affettività, dialoghi, approfondimenti di prospettive future, si siano potuti leggere i segnali di un disagio che, con la lama di un coltello, ha rubato il futuro di tutti.
Ma poi rifletto che forse è proprio la condivisione della quotidianità che in queste famiglie mancava. Si, forse… saranno le perizie a stabilirlo…
Il delitto di Avellino: quanto odio cresce nell’animo di un figlio dinanzi ad un NO
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