Esclusivo – Intervista al prof. Giulio Tarro: l’immunità di gregge è una chimera

La drastica posizione del virologo di fama mondiale spiegata passo passo

La campagna vaccinale sta attraversando una fase molto delicata per cui abbiamo deciso di contattare il prof. Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, docente di Virologia Oncologica dell’Università di Napoli, primario emerito dell’Ospedale “D. Cotugno”, “figlio scientifico” di Albert B. Sabin, che scoprì il vaccino antipolio. Per primi hanno studiato l’associazione dei virus con alcuni tumori dell’uomo presso l’Università di Cincinnati, Ohio, dove Giulio Tarro è stato collaboratore di ricerca presso la divisione di virologia e ricerche per il cancro del Children Hospital. Se volessimo riportare incarichi e riconoscimenti del Prof. Tarro, verrebbe fuori un elenco molto lungo, per cui la prima riflessione sorge spontanea: perché un virologo italiano di fama internazionale è stato sostanzialmente isolato dalla comunità scientifica? Ipotizziamo che probabilmente non rientra negli schemi  rigidi delineati dal sistema. Riportiamo la sua articolata posizione sul vaccino AstraZeneca e quella sul mix come seconda dose, sul vaccino ai giovani e sull’immunità di gregge.

Prof. Tarro, qual è la sua posizione sul vaccino Vaxzevria (AstraZeneca)?

Il vaccino studiato ad Oxford contiene le istruzioni genetiche del virus per la costruzione della proteina spike del COVID-19, ma a differenza dei vaccini a RNA messaggero (Pfizer e Moderna), questo vaccino utilizza un frammento di acido nucleico che contiene l’informazione per la produzione della spike inserita nel DNA di uno adenovirus che funge da trasportatore, una specie di “cavallo di troia”. Gli adenovirus sono virus comuni che causano nell’uomo raffreddori o sintomi simil influenzali. Nel caso dell’AstraZeneca viene utilizzato una versione modificata di adenovirus degli scimpanzè, in grado di entrare nelle cellule, ma non di replicarsi.

Anche il vaccino Johnson e Johnson/Janssen si basa su una strategia simile utilizzando però un adenovirus umano (Ad26) anch’esso privo della capacità di replicarsi nell’organismo umano. Dopo che il vaccino viene iniettato nel braccio di una persona, gli adenovirus incontrano le cellule, si agganciano alla loro superficie, penetrano nell’interno racchiusi in una vescicola e vengono veicolati all’interno del nucleo, dove normalmente si trova il DNA della cellula. Gli adenovirus vettori sono progettati in modo da non poter fare copie di se stessi, ma il progetto di gene della proteina spike di COVID-19 può essere letto dalla cellula e copiato nella molecola sempre di RNA messaggero che trasferitosi nel citoplasma, farà produrre ai ribosomi la proteina del coronavirus. Questo vaccino è stato approvato per il suo uso dall’EMA e dell’AIFA a fine gennaio 2021 inizialmente mirato alla vaccinazione fino a 55 anni e poi portato come in Germania fino a 65 anni. Il lancio dello stesso vaccino in Danimarca, Estonia, Lituania, Lussemburgo e Lettonia è stato sospeso poiché le autorità sanitarie locali hanno indagato su un possibile effetto collaterale grave sotto forma di coaguli di sangue potenzialmente fatali. Con il comunicato numero 632 dell’11 marzo 2021 l’AIFA ha disposto il divieto di utilizzo di un lotto ABV2856 dell’AstraZeneca sospendendolo su tutto il territorio nazionale. D’altra parte, la portavoce ufficiale dell’OMS Margaret Harris, ha dichiarato durante una conferenza stampa a Ginevra che non c’è alcuna ragione per non utilizzare i vaccini AstraZeneca. Il direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza, durante una conferenza stampa, ha dichiarato la possibilità di tali eventi avversi in una campagna vaccinale di massa e ha aggiunto di utilizzare una vigile attesa. Anche i protocolli governativi per le cure domiciliari utilizzano lo stesso criterio: tachipirina e vigile attesa. Uno strano modo di fare farmacovigilanza senza tutelare di certo la salute delle persone. Per qualsiasi infezione, infatti, è fondamentale un intervento terapeutico efficace e tempestivo.

Bisogna intendersi su quale dovrebbe essere la strategia vaccinale da mettere in atto. Dal momento che il COVID-19 è pericoloso soprattutto per gli anziani, questi sarebbero quelli destinati principalmente ad essere vaccinati. Così a gennaio 2021 abbiamo visto 500 vittime al giorno, mentre nel Regno Unito queste vittime si abbassavano fino all’azzeramento. Infatti negli Stati Oltre Manica la campagna vaccinale è iniziata l’8 dicembre 2020 ed è stata indirizzata ai soggetti sopra gli 80 anni, oppure “fragili”; la nostra vaccinazione, invece, è iniziata il 27 dicembre 2020 con una 29enne. C’è voluto l’intervento del nuovo Presidente del Consiglio Draghi per indirizzare sugli anziani l’obiettivo delle vaccinazioni anche insieme però a tante altre categorie “privilegiate” per cui ancora la percentuale della letalità, ossia la mortalità dei soggetti contagiati si è mantenuta fino a qualche settimana  fa in media sulle 100 vittime giornaliere. Abbiamo visto come confermato da uno studio del 17 febbraio 2021 su The LancetClarifying the evidence on SARS-Cov2 antigen rapid tests in public health response to COVID-19” i frammenti di RNA possono persistere anche nella cavità nasale per settimane dopo che l’infezione è già stata debellata. Legata a fenomeni di reattività crociata di positività verso coronavirus “benigni” della stessa famiglia del COVID-19.

Se da una parte dobbiamo prendere in considerazione il notevole costo inferiore del vaccino AstraZeneca nei riguardi di Pfizer e Moderna, sappiamo anche che per quanto riguarda gli effetti collaterali sono stati equamente divisi, come riportato dall’Agenzia del farmaco del Regno Unito. La scelta di immunizzare tutta la popolazione prospetta un altro pericolo di accelerare le mutazioni del virus che invece di stabilizzarsi nella popolazione, come per esempio è avvenuto in India , dove i morti per COVID-19 sono 187, su una popolazione di 1380 miliardi di abitanti, inducendo la possibilità di favorire una “variante particolarmente letale”.

Infine le reazioni riportate in questi giorni con le prime vaccinazioni, ovvero i richiami con AstraZeneca, per quanto riguarda i decessi hanno catalizzato lo stop temporaneo di questo vaccino. D’altra parte siamo arrivati ad un tasso di letalità che è legato alla cattiva gestione dell’emergenza, a cure sbagliate, a posti di terapia intensiva tagliati negli anni scorsi, per non parlare dell’uso errato degli inaffidabili tamponi. Le stesse case farmaceutiche produttrici dei vaccini non hanno garantito una immunità perenne e neppure sterile al vaccinato con l’obiettivo di ridurre soltanto i sintomi di una infezione, pericolosa soprattutto per gli anziani e suggerire una vaccinazione di massa che oltre a moltiplicare i rischi non garantisce nemmeno una definitiva immunità di gregge.

Non dimentichiamo che l’unica multinazionale ad avere pubblicato i dati di fase 3 su una rivista scientifica di primordine come Lancet è stata proprio AstraZenecaSecondo i dati del governo inglese, dopo che 20milioni di persone vaccinate, sono stati 502 morti, 87387 reazioni avverse e 43 ciechi senza alcuna differenza tra i vaccini Pfizer e AstraZeneca=0,00251% di persone morte. Rari casi di coaguli osservati nei destinatari del vaccino Oxford AstraZeneca ha indotto alcuni paesi a limitarne l’uso, tale sindrome è accoppiata a bassi livelli di piastrine. Tale fenomeno è stato osservato principalmente nelle persone sotto i 60 anni e più spesso nelle donne. Il tasso complessivo è stato di 4 casi per milione di persone che hanno ricevuto il vaccino nel Regno Unito.


La distribuzione per
età è il motivo perché alcuni Paesi ne hanno indicato la somministrazione per coloro che hanno superato una certa età. Lo stesso fenomeno è stato osservato con destinatari del vaccino Johnson e Johnson, tutti in donne tra i 18 e i 48 anni, motivazione del ritardo Europeo di questo vaccino. La causa dei coaguli sembra legata agli anticorpi che si legano alle piastrine che porta la produzione di piccoli coaguli che possono consumare le piastrine. Come dice l’immunologo Bed Stadler (Institute of immunologyand allergology, Inselspital, Bern Swizerland) I positivi asintomatici non esistono perchè si tratta di soggetti immuni che non trasmettono la malattia. Molta gente è già immune al virus avendo già subito coronavirus simili.

Cosa pensa del vaccino ai giovani e del cocktail come seconda dose?

Premetto che noi siamo le cavie della sperimentazione dei vaccini, vista la velocità con la quale sono stati realizzati. Si tratta di vaccini preparati in maniera del tutto nuova, ma che avrebbero avuto bisogno di un maggiore approfondimento, soprattutto sulle possibili malattie autoimmuni. E’ stato, poi, dimostrato che questo Rna può benissimo andare ad influenzare il nostro DNA, ritenuto impossibile da alcuni biologi molecolari che conosciamo. Sono contrario al vaccino ai giovani e ad una profilassi indiscriminata, ma favorevole ad un approccio differenziato. Dopo quello che è successo con il vaccino AstraZeneca, sono state organizzate giornate dedicate ai giovani alla vigilia degli esami di Stato. Poi, a seguito della morte della 18enne ligure, lo hanno destinato solamente  agli over 60 , mentre  come  seconda dose degli under 60 hanno   previsto il cocktail con Pfizer e Moderna. A questo mix sono decisamente contrario.

E sulla famosa immunità di gregge

Anche se si arrivasse a vaccinare l’80% della popolazione e se non sorgessero nuove varianti, il sogno dell’immunità di gregge resterebbe tale. Peraltro tale posizione è sostenuta negli Stati Uniti da 100 virologi, immunologi e ricercatori di malattie infettive intervistati dalla rivista “Nature”.

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