Il Prof. Giuseppe Luongo, sismologo e divulgatore scientifico, professore emerito di Geofisica della terra solida presso l’Università di Napoli Federico II, già direttore dell’Osservatorio Vesuviano, autore di saggi pregevoli su vulcanesimo e terremoti, in particolar modo studioso dei Campi Flegrei, approfondisce in una nota i fenomeni tellurici che stanno interessando nelle ultime settimane, in modo più intenso, la città di Pozzuoli.
“Stamani altre scosse a Pozzuoli accompagnate da boati. Chi vive a Pozzuoli si chiede cosa accade e se il fenomeno debba considerarsi preoccupante. I cittadini seguono con attenzione il fenomeno e molti accedono al sito dell’Osservatorio Vesuviano – INGV per osservare le registrazioni dei segnali sismici in tempo reale e leggere i bollettini settimanali e mensili relativi al monitoraggio dell’area. Ma tutto ciò non basta perché la popolazione possa tranquillizzarsi. Occorrerebbe che le strutture di Protezione Civile accompagnassero ai dati riportati nei comunicati e nei bollettini, la descrizione del fenomeno in atto. Premesso che tale fenomeno è il risultato di processi complessi, bisognerebbe comunicare, in modo comprensibile per i non esperti, quali ipotesi si segue per monitorare genesi ed evoluzione del fenomeno.
Le deformazioni del suolo, l’attività idrotermale e la sismicità registrate sono effetti della stessa sorgente, di natura meccanica o meccanica e termica, dovuta alla migrazione di un corpo magmatico verso la superficie e/o al trasferimento di energia rilasciata da una intrusione magmatica a piccola profondità. La sismicità è un parametro importante per la conoscenza delle caratteristiche del processo di fratturazione delle rocce e della profondità alla quale questa si verifica. Il ruolo della sismicità è determinante nella valutazione dell’approssimarsi delle condizioni critiche per un’eruzione vulcanica, con le crisi sismiche degli sciami, la migrazione degli ipocentri verso la superficie, i meccanismi focali; tutti elementi che possono evolversi in tempi anche brevi, mostrando l’approssimarsi del magma alla superficie. Questo scenario è condizionato dalle caratteristiche meccaniche delle rocce e dal tasso di incremento dello sforzo applicato, evidenziato dalla velocità di sollevamento del suolo. Infatti il tasso di deformazione e la sismicità mostrano quale sia la fase della deformazione del sistema; l’elevata frequenza dei sismi e l’alto tasso di deformazione annunciano l’accelerazione della deformazione delle rocce di copertura che, in breve, può generare la frattura eruttiva.
La recente fase bradisismica ascendente mostra caratteristiche strutturali e dinamiche simili a quelle dei due episodi che l’hanno preceduta negli anni ’70 e ’80. Per tali analogie si può ragionevolmente ipotizzare che, come nei casi precedenti, l’attuale fenomeno si esaurisca senza eruzione, ma in tempi più lunghi, a causa della maggiore lentezza del sollevamento. La durata del fenomeno è dettata, a parità delle altre condizioni, dall’entità dell’energia disponibile nella sorgente.
Le manifestazioni più appariscenti della nuova crisi bradisismica, iniziata con la inversione del moto del suolo nel novembre 2005, sono le deformazioni e l’incremento dell’attività idrotermale al Cratere della Solfatara e ai Pisciarelli. La sismicità si è mantenuta prevalentemente su livelli bassi-moderati, con la maggior parte degli eventi con magnitudo Md<1, raramente è stato superato il valore Md=2.0, mentre il valore più elevato risulta Md=3.1, registrato il 6 dicembre 2019. Alcuni studiosi interpretano la più recente fase bradisismica basandosi principalmente sui dati delle deformazioni del suolo e sull’evoluzione dell’attività idrotermale (flussi e composizione delle fumarole), in quanto ritengono che tali parametri, a differenza della sismicità, mostrano notevoli variazioni nel tempo e maggiori correlazioni con intrusioni magmatiche e/o iniezioni di notevoli volumi di fluidi magmatici.
I processi di maggiore rilevanza da seguire nel corso del monitoraggio sono :
- Sismicità – La migrazione degli ipocentri verso la superficie indica che le fratture nelle rocce di copertura migrano verso la superficie. Attraverso tali fratture il magma può risalire in superficie. I meccanismi dei terremoti cambiano con la migrazione dei terremoti verso la superficie;
- Deformazioni del suolo – La crescita della velocità del sollevamento determina un incremento dello sforzo prodotto dalla sorgente sulle rocce di copertura e, di conseguenza, anche l’incremento dell’energia dei terremoti e la loro frequenza. La migrazione della sorgente verso la superficie non determina solo un incremento del sollevamento, ma anche una modifica dell’andamento delle deformazioni nell’area larga intorno al punto di massimo sollevamento (Pozzuoli Rione Terra). Questo andamento resta invariato anche quando la sorgente diventa più intensa ma resta in profondità senza migrare.
In buona sostanza i dati delle deformazioni e della sismicità non mostrano alcuna migrazione del centro di spinta verso la superficie. In futuro sarebbe auspicabile avere informazioni su tali condizioni, nei limiti consentiti dalle conoscenze acquisite sul fenomeno.”