All’interno delle aule scolastiche ha regnato fino a qualche settimana fa un silenzio inedito scandito da un tempo senza orologio né campanelle che segnano la fine della lezione di italiano e l’inizio dell’ora di matematica. Per tutti, docenti e studenti, è stato un anno di una storica “lezione di vita” che ha stravolto le nostre abitudini costringendoci a cambiarle per fronteggiare un nemico sconosciuto e invisibile, che ha distrutto la dimensione sociale dello stare insieme spezzando ogni legame umano, ogni contatto fisico.
Poi con l’arrivo dei colori, le regioni hanno cominciato a riaprire e scaglionare ingressi e frequenze. Ma la Dad non è ancora messa in archivio.
Nel Paese delle donne e degli uomini come Enea che portò in salvo sulle spalle Anchise il vecchio padre malato e paralizzato, che protesse il figlio Ascanio terrorizzato dalle fiamme dell’incendio di Troia, come Virgilio che guidò Dante verso la salvezza attraversando “la selva oscura”, come Margherità Hack che ha scoperto le stelle, insignita di Nobel, senza mai sentirsi prima della classe, e con la immensa Sofia Loren che ha avuto il David di Donatello e rappresenta un grande pezzo dell’Italia nel mondo, in questo Paese di nani seduti sulle spalle di questi giganti e di migliaia di altri che hanno costruito la cultura e la bellezza italiana la cui storia i docenti trasferiscono ogni giorno nelle aule di scuola, si è, per un anno interrotto il “miracolo” dell’insegnamento che solo l’incontro fisico, empatico tra il maestro, promotore della costruzione collettiva della conoscenza, e l’allievo può realizzare. Lo affermava bene Socrate nel Simposio: insegnare non è donare e apprendere non si riduce alla ricezione passiva di contenuti.
Ai tempi del coronavirus le lezioni sono state interrotte per garantire il prioritario costituzionale diritto alla salute dei cittadini in forza di vincolanti prescrizioni governative che hanno disposto la sospensione delle attività didattiche. Lo ha detto chiaramente il Ministero dell’Istruzione nelle sue svariate circolari. Pertanto, le scuole in tutto questo tempo sono rimaste però aperte e i servizi erogati dagli uffici di segreteria hanno continuato ad essere prestati. Il Dirigente Scolastico e il personale ATA (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) hanno garantito il servizio.
Nelle fasi di grave emergenza per il nostro Paese che ha fatto e fa i conti con un bollettino quotidiano di contagi e decessi, affrontata dal Governo con interventi di portata straordinaria volti a contrastare la diffusione e a dare ossigeno ad un tessuto sociale ed economico stretto nella morsa del virus, il plauso va anche ai docenti italiani che non hanno mai interrotto i contatti con gli studenti e le loro famiglie, utilizzando ogni strumento tecnologico disponibile per stare accanto ai loro allievi, smarriti ed increduli di fronte ad una guerra in cui ciascuno è chiamato a fare la sua parte. Con profondo senso di responsabilità e grande professionalità hanno tenuto e tengono strette le trame della relazione affettiva attraverso gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione per prendersi cura dell’altro, per affrontare e superare insieme la paura, l’incertezza, l’isolamento sociale procurato da un virus in molti casi letale.
Prendersi cura delle emozioni dei giovani, interpretarle attraverso il filtro dell’esperienza e della razionalità hanno rappresentato e rappresentano la più importante lezione di vita che i docenti italiani abbiano potuto offrire ai loro studenti affinché non fossero intrappolati in una situazione di panico e isolamento. La possibilità di condividere il vissuto dell’altro, mettendo a sistema un’esperienza unica nella storia repubblicana, ha alimentato quella tensione affettiva emotiva e autentica, capace di creare emozioni che si trasformano in significati, nozioni e conoscenza.
Tacciano ora più che mai i dibattiti infiniti ad opera di burocrati senz’anima che guidano in direzioni fantasiose l’offerta formativa della scuola suggerendo metodologie didattiche, strategie educative e, persino, strumenti di valutazione inefficaci in barba alla libertà di insegnamento garantita dall’art. 33 della Costituzione.
La didattica a distanza svolta su base volontaria si è avvalsa di strumenti di supporto messi a disposizione della scuola, ma attiene sempre alla funzione docente la scelta delle azioni didattiche. Il peso insostenibile della burocrazia logorante non ha oppresso, anche in questi mesi così difficili per il nostro Paese, l’attività dei docenti che, attenendosi esclusivamente ad un obbligo etico, hanno deciso di restare costantemente al fianco dei loro alunni sperimentando l’unico surrogato di alleanza fra società, scuola e famiglia possibile ai tempi della pandemia.
Uno dei padri costituenti, Piero Calamandrei, nell’illustrare l’articolo 34 della Costituzione dedicato alla scuola e all’istruzione, sosteneva che per mantenere la democrazia “la scuola, a lungo andare, è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte Costituzionale”.
E’ a scuola, intesa come luogo fisico di incontro di persone, che si impara a convivere con gli altri e a confrontarsi con idee diverse; è la scuola il luogo in cui la politica riassume il suo valore originario di mediazione dei conflitti, il luogo in cui l’inclusione “accade” in modo naturale. Ed è l’aula, intesa come spazio fisico riempito di cattedre sbilenche e banchi rotti il luogo in cui, l’uno accanto all’altro, gli studenti sperimentano la socialità , la convivenza civile, i rapporti umani.
E’ solo nello spazio fisico delimitato dalle mura scrostate dell’aula, ma rese straordinariamente magiche dai cartelloni degli alunni, che la democrazia si realizza perché è solo in questo luogo che il diritto allo studio è garantito ad ogni cittadino, senza distinzione alcuna, e la scuola diventa veramente “aperta a tutti” e non lascia a casa nessuno, nemmeno l’alunno senza pc o senza device.
In un momento difficile per il Paese restare uniti nei valori della Costituzione è l’imperativo categorico, ognuno è chiamato a fare la sua parte nel rispetto di tutti e delle direttive.
Ora le cose stanno via via migliorando, la macchina dei vaccini procede spedita nelle grandi città come nei piccoli centri e presto la “scopa” di manzoniana memoria ci abbandonerà, torneremo così a vivere più consapevoli dei nostri limiti, ma rinsaldati nelle esperienze e forti della nostra Umanità.