La storia di questa pandemia ed il disastro delle cure ad essa correlate, nonché della prevenzione con l’ossessiva campagna vaccinale, mi fa pensare ad un tipico e mediocre caso di malagiustizia. Quante ne sentiamo nei talk di cronaca nera… una persona viene assassinata, gli indizi riconducono a qualcuno e solo nei suoi confronti si indirizzano le indagini. Non si cerca altro. Lo scopo dello Stato è quello di dare una soluzione al giallo, indipendentemente dalla verità. Su quelle indagini si fa un processo e la persona viene condannata, salvo poi scoprire dopo tanti anni di carcere che era innocente. (ENZO TORTORA DOCET per citarne uno).
La sensazione che si “navighi a vista” ce l’abbiamo fin dall’inizio. Quanti hanno perso la vita perché dopo i primi decessi, dinanzi ad una malattia sconosciuta, non è stato consentito ai medici di fare le autopsie? Solo grazie ad alcuni anatomopatologi “dissidenti” si è compreso qualcosa in più sulla malattia da curare. Quale spazio hanno avuto i luminari della medicina che hanno sperimentato le cure del Covid? Demoliti ideologicamente in ogni sede (non dimentichiamo la triste vicenda del compianto prof. De Donno). Per non parlare poi del disastro di AstraZeneca e della campagna vaccinale che ha irrimediabilmente minato la fiducia di quella fetta di popolazione che oggi viene bollata come “novax”. Oggi, alle porte del Natale, per stordire chi ha fatto dietro costrizione il vaccino, c’è una nuova tendenza tranquillizzante: si parla della “pandemia dei non vaccinati” e si guarda al modello austriaco. Ma ancora non si va verso l’obbligatorieta’ vaccinale. Solo uno stolto può ancora essere spettatore di questo scempio senza farsi le opportune domande.
Anche sui tamponi la comunità scientifica rende noto di avere tante certezze (salivare no, antigenico ni, molecolare si), ma si naviga a vista anche in questo campo. Lo raccontiamo grazie alla lettera che giunge in redazione da Renata Sgambato, 63 anni, insegnante di una scuola media nel centro storico di Napoli. “Il primo novembre inizio ad avere la febbre molto alta. La mia anziana madre, con la quale convivo in questo periodo, ha solo una febbricola; entrambe siamo vaccinate. Contatto subito il mio medico di base, che mi segnala sulla piattaforma per il tampone molecolare. Avevo in casa un tampone salivare ed, in attesa, lo faccio: POSITIVO. Faccio partire subito le telefonate ad amici e parenti con i quali ero entrata in contatto. Passano due giorni, l’Asl non mi chiama, quindi decido di chiamare una farmacia di Napoli che, al modico prezzo di €110 (tra me e mamma), mi manda un infermiere a casa e mi pratica il tampone molecolare. Risulto NEGATIVA. Felicissima ricontatto tutti gli amici e i parenti che avevo allertato per farli rilassare. Chiamo anche il medico di base per chiedergli di disdire il tampone all’asl, ma lui categorico mi dice che se non vado a farlo non mi fa il certificato. Finalmente mi arriva l’sms per il tampone, mi metto in macchina e vado a farlo. Risulto POSITIVA. Allora chiamo la farmacia e protesto. Il farmacista si scusa e mi chiede se può sottopormi ad un altro tampone di verifica, sempre molecolare, peró a loro spese. Acconsento. Risulto NEGATIVA. Nel frattempo il sintomo cessa, sto bene ma non posso uscire e sono in attesa della chiamata dell’asl. Avro’ avuto il Covid? Al momento non so rispondere, ma so di sicuro che tanta gente va in giro dopo aver fatto tamponi dagli esiti fasulli”.