Cosa influenza il comportamento umano? Lo spiega la Behavioural Genetics

L’eredità dei genitori delinea un percorso umano e spirituale, oltre che genetico

La Behavioural Genetics studia alcuni tratti della personalità umana come l’intelligenza, l’estroversione, l’aggressività, a cui è possibile dare una spiegazione tramite la ricerca di fattori genetici predisponenti che, combinati con fattori ambientali, tendono a influenzare il comportamento umano.

La scienza ci dice che alcuni tratti caratteriali, oltre a quelli biologici, possono essere ereditati dai genitori, salvo la libera scelta dell’individuo di autodeterminarsi, in un modo o nell’altro e il ruolo della mente umana di dominare quel particolare tratto caratteriale in concorso con l’educazione che si riceve, che tende a limitarne o limarne l’esternazione: la predisposizione genetica a rivolgersi e agire in un dato modo esiste.

Il corredo genetico influenza nel bene e nel male le nostre esistenze, sia riguardo alla vulnerabilità, sia riguardo a determinate malattie, sia riguardo alle attitudini alla vita e ai rapporti umani.

Siamo il frutto dell’unione di due individui che ci trasferiscono i geni che per il 50% ci derivano dalla madre e per l’altro 50% dal padre. La complessità che riguarda il rapporto con padre e madre non si risolve in quel 50%, ma quella partecipazione genetica ci avvicina inesorabilmente a due figure, due totem assoluti: padre e madre.

Il rapporto con i genitori è fatto di carne e sangue e anima. La madre è per il bambino il primo volto del mondo; il primo contatto avviene attraverso le sue mani che se ne prendono cura, nei primi giorni di vita, tanto da essere indispensabile per la sussistenza stessa. La madre è nutrimento, calore, sicurezza, e restituisce al bambino la prima rappresentazione di sé, di un essere capace di ottenere amore.

La presenza, il segno dell’esistenza del legame madre figlio trasferisce al bambino la spinta alla vita. Quando si parla di madre, la genetica ha riguardo a colei che genera il bambino, per una serie di implicazioni legate al corredo genetico, ma quando si parla di essere “madre”, s’intende soprattutto colei che cura e che non si esaurisce in una mera genitrice: madre non è solo quella biologica, è soprattutto colei che cresce, che protegge e si occupa di nutrire l’interiorità del bambino, con la presenza, ma anche regalando momenti di autonomia per favorirne l’indipendenza.

“Una madre sufficientemente buona – ci dice una parte della psicanalisi – è una madre che non è tutta madre, è una madre che rimane anche donna”. La madre, più semplicemente, è colei che ama incondizionatamente, ma che sa regalare anche la sua assenza, quando è funzionale ad uno sviluppo individuale sano del bambino.

Le implicazioni anche mediche e psicologiche dell’assenza del rapporto con la madre riguardano ferite molto profonde che possono sfociare in patologie importanti quali l’anoressia, i disordini alimentari che affondano la loro origine nella convinzione di non essere degni di essere amati e nella depressione oltre che in problemi legati a dipendenze.

Mentre il rapporto con la madre determina la visione di sé nel mondo, è il primo incontro con lo specchio di sé, il rapporto col padre segna qualcosa di posteriore rispetto al rapporto ancestrale con la mamma, ma che introduce il bambino nel mondo, delimitandone l’argine. Il padre segna il confine del “possibile”, oltre il quale non si può andare senza conseguenze: egli rappresenta la regola, la legge ed insieme tutte le leggi, l’istituzione.

L’eredità dei genitori delinea un percorso umano e spirituale, oltre che genetico, che può o meno essere in grado di influenzare positivamente o negativamente la vita dei figli, nel bene e nel male e con cui è necessario fare i conti in ogni momento ed in ogni scelta anche futura, anche molto solitaria: lo spettro di quello che abbiamo sentito e provato e ascoltato ci rivolge moniti, sproni, o veti con cui rapportarsi.

Riconoscersi o meno nei tratti caratteriali o biologici dei genitori è la tempesta emotiva, quasi metafisica e simbolica, che ciascuno di noi deve attraversare per nascere a se stesso, ma innegabilmente avere la fortuna di essere stati accolti determina l’origine di una forza interiore che fa superare ogni ostacolo, che la scienza ci dice influenzi lo stesso sistema immunitario : “Essere stati amati tanto profondamente – scrive J.K. Rowling – ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amati non c’è più. E’ una cosa che resta dentro, nella pelle”.

*Antonio Giordano, fondatore e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Filadelfia e professore di Anatomia ed Istologia Patologica all’Università di Siena.

Si ringrazia FORTUNE HEALTH.

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