Campi Flegrei: la replica del vulcanologo Luongo

In merito alla ricerca pubblicata su NATURE, nata dalla collaborazione tra University College di Londra e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia si è espresso il Prof. Giuseppe Luongo, vulcanologo. Si riportano le sue dichiarazioni pubblicate sulla sua pagina Facebook.

“Apprendiamo dal TG3 Regione Campania la realizzazione di un nuovo articolo scientifico sul fenomeno del Bradisismo, con interviste a due autori dell’articolo; servizio replicato dal TG Leonardo. Elementi centrali delle interviste sono l’indebolimento della crosta, in seguito al sollevamento e ai sismi che l’accompagnano, e l’azione dei fluidi idrotermali, causa del fenomeno.

Come è ormai di abitudine, i ricercatori che sottopongono alla stampa un articolo sui Campi Flegrei, anche in questo caso affermano che i risultati della loro ricerca non hanno alcuna valenza con le problematiche della protezione civile. In questo modo tutti tranquilli, la ricerca da una parte e la Protezione Civile da un’altra, impegnata nel monitoraggio e a fornire informazioni alla popolazione sul rischio nell’area e a preparare le contromisure per arginare gli effetti di un’eruzione.

Ma chi dovrebbe contribuire alle azioni della Protezione Civile sono gli stessi ricercatori che sono impegnati in complessi esercizi sul vulcano, i cui risultati non sono destinati al potenziamento degli strumenti operativi della Protezione Civile. Questo “doppio ruolo” dei ricercatori dei Centri di Competenza della Protezione civile, nuoce sia alla Ricerca che alla Protezione Civile. La Ricerca è un’attività libera finalizzata a produrre ipotesi/congetture e verifiche della loro validità.

Nella Ricerca anche un risultato negativo risulta utile, in quanto mostra che il percorso seguito non produce quanto atteso e, quindi è da abbandonare per altri tentativi. Il monitoraggio effettuato dai Centri di Competenza è finalizzato a verificare lo stato di attività del vulcano, attraverso i segnali rilasciati dal vulcano, riferendosi ad un modello comportamentale dello stesso, costruito sulla base di conoscenze pregresse. Quindi il monitoraggio controlla l’eventuale approssimarsi di un evento probabile, ma non è strutturato per un evento improbabile, che spesso diventa catastrofe.

Solo la Ricerca può dare un contributo significativo alla preparazione di una comunità ad un evento improbabile, ma, come abbiamo appreso i due percorsi non si integrano. Per quanto riguarda lo specifico dell’evento illustrato in TV e il contenuto delle dichiarazioni degli autori, si rende necessaria una osservazione, per evitare che manchi del tutto un contraddittorio, strumento indispensabile per un’informazione particolarmente utile al fruitore che vive nell’area a rischio.

Quanto ascoltato dagli intervistati sono parole vuote che possono solo impensierire chi vive nell’area flegrea. Se si afferma che la crosta si sta indebolendo bisogna dire quanto si è indebolita e se tale indebolimento sia significativo, poco significativo o importante per una eventuale eruzione. Se l’attuale sollevamento ha indebolito la crosta dovremmo conoscere il dato che mostri tale indebolimento. Così sapremmo cosa temere nel futuro prossimo e cosa controllare.

Le affermazioni degli intervistati sono solo valutazioni generiche e persino astratte. Infine se fosse attendibile la tesi che la causa del sollevamento e della sismicità sia da attribuire ai fluidi idrotermali, mentre il magma è escluso, in quanto posto a profondità superiore a 8 km, il sistema di sorveglianza dell’area non monitora una possibile eruzione, bensì altro. Allora perché tenere pronto un piano di evacuazione che interessa tutta l’area flegrea e una parte rilevante della città di Napoli ad occidente del centro storico? Infine, un sistema di sorveglianza per una eruzione ha una struttura diversa da quella di un campo geotermico. Infatti quanti attribuiscono la causa del Bradisismo alla sola attività idrotermale considerano l’attuale fase del fenomeno come quella di un campo geotermico”.

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