La selezione all’ingresso delle discoteche (anche conosciuta come “selezione alla porta”) si è fatta non solo più frequente ma anche particolarmente rigorosa. La necessità parte dalla valutazione di molteplici fattori, in primis quello di selezionare l’ambiente di fronte ai rischi più frequenti, ovvero risse o spaccio di droga. Diciamo che il controllo risulta particolarmente difficile da applicare, infatti non essendo un luogo pubblico ma privato, è pacifico ritenere che “non si possa negare l’ingresso senza un “legittimo motivo”, a chiunque domandi la prestazione e ne corrisponda il prezzo” (leggepertutti.it).
Da ciò è possibile desumere che l’ingresso in discoteca non può essere vietato né da come si è vestiti, né dalla presenza o meno in una lista di invitati, né tantomeno dal presentarsi o meno come coppia. Sono norme NON SCRITTE che oramai hanno preso il sopravvento sino a diventare prassi consolidata, ma non si fondano su alcuna legge scritta. Ciò che conta, inopinabile, è soltanto pagare l’ingresso.
Sono da considerarsi illegittime altre forme di selezione, fondate su criteri quali sesso (o orientamento sessuale), razza, credo politico o religioso, condizioni personali e sociali. Tali discriminazioni sono difese proprio dall’art. 3 della nostra Carta Costituzionale, nel rispetto del principio di eguaglianza.
I fatti di cronaca di cui si parla oggi, riferiti alla coppia omosessuale allontanata da una nota discoteca flegrea, hanno determinato una grave violazione dei diritti della coppia, allontanata dal locale sia in base al diverso orientamento sessuale (“non siete una coppia, ci sono locali solo per voi“), sia perché, dai racconti riferiti, i ragazzi non erano appartenenti ad una specifica lista.
La denuncia del grave episodio è stata effettuata in primis dai diretti interessati (CLICCA QUI), poi rimbalzata sui social dal deputato Francesco Emilio Borrelli e da Pozzuoli Ora.
Il Blog di Gio resta a disposizione per eventuali note di replica da parte del gestore del locale.