Due scosse di terremoto di magnitudo 1.3 si sono registrate alle 00.06 e alle 17.04 di oggi, con epicentro nella zona del Santuario di San Gennaro ad una profondità rispettivamente di 0,6 e 1,1 Km. Superiore alla reale intensità é stata la percezione da parte della cittadinanza.
Il prof. Giuseppe Luongo, esperto vulcanologo dei Campi Flegrei, anche in riferimento all’attività sismica dello scorso sabato, ha dichiarato che «al fenomeno della sismicità, si é aggiunto un andamento a “scatti” del sollevamento del suolo, con diminuzione e aumento della sua velocità, non osservato in passato. I bollettini settimanali e mensili emessi dall’Osservatorio Vesuviano sul monitoraggio dell’area sembrano confermare questo scenario, senza che i dati riportati siano accompagnati da particolari commenti sullo stato di attività dell’area. Tutto ciò non può che tranquillizzare la comunità che vive nell’area flegrea».
«E’ noto che sulla genesi del fenomeno bradisismico – aggiunge ancora Luongo – non c’è unanimità nella comunità scientifica. Alcuni sostengono l’origine magmatica del fenomeno, altri idrotermale, altri ancora mista magmatica-idrotermale. Naturalmente queste definizioni sono semplificative di processi complessi e vanno utilizzate con cautela per l’interpretazione dell’evoluzione del fenomeno e della valutazione della pericolosità dell’area. Provo a illustrare il meccanismo di quanto accade con una mia ipotesi, senza introdurre la natura della causa e la sua collocazione, se non come forza che produce il fenomeno del sollevamento e della sismicità, per evitare che l’attenzione si focalizzi su questo tema piuttosto che sui processi deformativi e sismici. Il sollevamento avviene per l’azione di una spinta che subisce lo strato di rocce superficiali. La deformazione delle rocce dipende, a parità di azione della forza, dalla loro natura. Osserviamo un duplice comportamento; in parte le rocce si comportano come fluidi ad elevata viscosità e tendono a deformarsi con continuità scorrendo, sottoposte a spinta; in parte le rocce si comportano da mezzo rigido e sotto l’azione della spinta accumulano tensioni elastiche fino al limite di rottura e solo allora si generano i terremoti. Quindi quando le rocce si deformano continuamente il sollevamento è continuo e la sua velocità è costante, mentre quando avvengono i terremoti la velocità di sollevamento può mostrare uno scatto di livello proporzionale all’energia del terremoto. Poiché i terremoti sono generalmente di bassa energia tale contributo al moto del suolo è molto contenuto e non si rileva agevolmente».
«Infine – conclude Luongo – si può avanzare un’ipotesi ragionevole sulla sismicità recente, ma non verificabile senza un’analisi fine dei dati acquisiti dalla rete di monitoraggio. La sismicità tende ad interessare aree marginali alla Solfatara e ai Pisciarelli e ad approfondirsi con meccanismi di rottura. E’ probabile che nei volumi di rocce di tali zone il fenomeno idrotermale, meno intenso, abbia alterato le caratteristiche meccaniche delle rocce ad un livello meno avanzato, e queste avrebbero conservato un comportamento più rigido capace di accumulare tensioni elastiche. Tali rocce avrebbero raggiunto il limite di rottura solo dopo un lungo accumulo di tensioni, quando il sollevamento è divenuto significativo, a causa della lenta deformazione».